Prima distribuzione della neonata Moviemax, una pellicola proiettata per la prima volta all’American Film Market (AFM) nel febbraio 2001 e diretta da un John Eyres dal “tarantiniano” passato di gestore di videonoleggi. Stufo di proporre film già confezionati, Eyres decide di darsi alla cinematografia attiva, prima come produttore, poi come regista, dando alla luce film di prevalente respiro thriller/horror, quali Project Shadowchaser (1992) e i suoi due sequel, The Cospiracy of Fear(1997) e il fantascientifico Monolith (1993). Oggi si propone con un taglio trasversale al suo genere preferito, un film che ne è una pastrocchiata e improvvisata ‘summa’, Ripper: lettera dall’Inferno. Un thriller dalle chiare tinte rosso sangue, dai repentini e spiazzanti cambi di scenario e dalle consuete, quasi spasmodiche alzate di volume ogni volta che si stringano due mani, si tocchi una spalla o si apra una porta. Per chi è facilmente impressionabile sono assicurati bei salti, ma chi è creciuto a pane e Nightmare, rischia ogni tanto di perdere interesse nel racconto. Tuttavia come il suo nome può facilmente suggerire, Ripper vuole offrire un sonoro tributo alla “scienza dell’uccisione”, già nel titolo il richiamo a quel distinto signore passato alla storia come il più famoso chirurgo di tutti i tempi, Jack lo squartatore, non lo Zambrini Loredan di Fantozzi subisce ancora, ma quello vero che sembra ispirare un fan dei giorni nostri, che per giunta studia criminologia. I giovani protagonisti sono chiamati ad una carrellata dei principali e più noti serial killer della storia, allo studio dei loro schemi mentali e, dopo il primo omicidio, anche ad improvvisarsi detective. Per la messa in scena Eyres deve sicuramente essere entrato in uno dei suoi negozi di videonoleggio, prendendo a destra e a manca dalla bacheca dei thriller, preferendo poi Non aprite quella porta per la scena introduttiva, American PsychoSo cos’hai fatto e Scream per il corpo del film e un Cape Fear su terra ferma per il finale. Una convincente A. J. Cook è la protagonista assoluta, degno polo di attrazione della macchina da presa. Un’attrice che dopo Final Destination 2Wishmaster 111, e Spleeping Spell credevamo in terapia intensiva, è invece tornata attiva e determinata e non sembra poter fare a meno di coltelli, asce e sangue a frotte: che volete, la ragazza è vivace…

di Alessio Sperati