Tutto è possibile finché si resta insieme. Anche sfuggire ai nazisti. Questa convinzione ha ispirato il tenero film di Caroline Link  Quando Hitler rubò il coniglio rosa, nei cinema dal 28 aprile. Una toccante storia familiare sulla separazione e sulla fiducia, tratta dall’omonimo best seller autobiografico di Judith Kerr, sulla fuga con la sua famiglia ebrea da Berlino nel 1933. A interpretare la pellicola Riva Krymalowski, Oliver Masucci, Carla Juri, Marinus Hohmann, Ursula Werner,Justus von Dohnányi, con la partecipazione di Anne Bennent e Benjamin Sadler.

Hitler è salito al potere. Anna ha solo nove anni. Per sfuggire ai nazisti, suo padre scappa a Zurigo e tutta la famiglia lo segue poco dopo. Comincia la loro fuga attraverso l’Europa alla ricerca di un luogo sicuro dove stabilirsi. Anna è costretta a lasciare tutto, compreso il suo amato coniglio rosa di peluche, e dovrà affrontare una nuova vita piena di sfide e difficoltà, ma non senza speranza e perfino sorrisi.

Come il libro, il film racconta le violenze del nazismo ma con tono ottimistico, quasi spensierato, che rende perfettamente la drammaticità di quell’orrendo capitolo di storia senza però appesantire l’animo di chi lo guarda. “Racconto cosa significa essere profughi, ma, nonostante l’oscurità che avvolge i protagonisti, è anche un film sulla fiducia, la curiosità, l’ottimismo e mostra l’immenso potere che la famiglia può dare – spiega Link-. Ho cercato di creare tensione attraverso le atmosfere. Proprio come Anna, lo spettatore capisce gradualmente che la famiglia non tornerà a casa a Berlino. Ho voluto esprimerlo attraverso il calendario su cui Anna mette un segno tutti i giorni, nell’attesa di poter tornare a casa. Le ci vuole un po’ prima di capire che non dovrà più barrare le caselle, tanto non sarebbero più tornati in Germania. Un dramma interiore. Sono rimasta molto colpita dal coraggio con cui la bambina guarda al futuro e cerca la sua strada in una nuova vita. La sua forza e il suo umorismo insieme all’empatia e alla sensibilità commuovono il pubblico”. Proprio così.