Incontro con il regista toscano sul set del suo nuovo film

Leonardo Pieraccioni sarà protagonista di Un fantastico via vai. È l’emblematico titolo del film che il regista e attore toscano si appresta a girare per sette settimane ad Arezzo e che 01 Distribution porterà nelle sale il 12 dicembre. L’undicesima commedia che ha scritto, diretto e interpretato in un ventennio (la dodicesima se si considera anche Il mio West, diretto però da Giovanni Veronesi), la prima girata in digitale, anche stavolta con l’intento di divertire.

La storia, scritta a quattro mani con Paolo Genovese, lo mostra nei panni di un integerrimo bancario alle soglie dei cinquanta, felicemente (e  un po’ stancamente) coniugato da un quindicennio, due belle figlie gemelle e tanta nostalgia per la vitalità dei vent’anni. Così, quando per un malinteso, la moglie (Serena Autieri) lo caccerà di casa, lui spegnerà il telefonino e affitterà una stanza in un appartamento di studenti universitari che lo trasporteranno indietro nel tempo, tra le atmosfere spensierate degli anni ’80.

«Alla soglia dei 48 anni mi sembrava la storia perfetta – racconta Leonardo -, quando incontro gli studenti trovo grande curiosità nei loro occhi. Per quei ragazzi sarò una sorta di fratello maggiore che cede la sua esperienza in cambio della loro sfrontatezza verso un futuro che non si sa dove porterà. In banca si è sempre vantato di aver rubato una caravella e ora incita i suoi coinquilini a salirci sopra e partire alla ventura».

Il cast, spiega, è ricco di amici bravissimi, tra cui Giorgio Panariello, Maurizio Battista, Marco Marzocca e l’immancabile Massimo Ceccherini con un ruolo particolarmente comico. «L’idea di Genovese mi è subito piaciuta – ricorda -, abbiamo riletto accuratamente la sceneggiatura, non si poteva tirar via. Con la crisi che c’è, andare al cinema è diventato quasi un evento, la gente vuole ridere e noi ce l’abbiamo messa tutta. Ho piazzato spudoratamente pure una mia canzoncina La risata di mia figlia nei titoli di coda. Non c’è la solita bellona, perché stavolta raccontiamo la vita vera. C’è solo un riferimento al mio primo film I laureati. Dopo vent’anni rifacciamo la scena della fuga per non pagare il conto al ristorante. Ma stavolta mi acchiappano!».

Gli elementi per far ridere dunque sembrano esserci proprio tutti. «Noi saltimbanchi dobbiamo far divertire, raccontando con grazia, senza becerume, storie molto divertenti che facciano star bene giovani e meno giovani – afferma convinto -. L’attualità politica e la satira sociale la lascio raccontare ai nuovi maestri del cinema italiano, come Sorrentino e Virzì, hanno il dovere di farlo. Di solito la nostra categoria viene classificata in tre livelli: l’esordiente promettente, il solito coglione e il venerabile maestro. Io mi sento bene nel secondo livello. Più che un maestro potrei diventare al massimo un supplente».

È ironico e pronto alla battuta, anche quando i giornalisti lo stuzzicano sulla politica, su una sua eventuale somiglianza col suo concittadino-sindaco Matteo Renzi. «Fa le battute come me, ma così si impicca da solo – dice Pieraccioni -. Renzi è prossimo a mettersi la mano nel cappotto alla Napoleone e a credersi Beppe Grillo. La politica purtroppo è ridotta a un reality, chi non serve all’audience esce dalla casa, i politici ormai sono argomenti da cabaret. Ma cosa racconti alla gente? Le regole dello spettacolo non sono le stesse della politica e non credo che succederà niente a breve, e forse neppure in tempi lunghi. Grillo doveva essere dalla parte di chi è stufo e capire cosa fare».