A venticinque anni dalla strage di via D’Amelio va in onda mercoledì 19 luglio in prima serata su Rai1 la docufiction Paolo Borsellino – Adesso tocca a me, diretta da Francesco Micicchè, con Cesare Bocci nel ruolo del magistrato barbaramente trucidato dalla mafia. Nel cast anche Giulio Corso, che interpreta l’unico sopravvissuto della scorta Antonio Vullo, Anna Ammirati nei panni della moglie Agnese Borsellino e Ninni Bruschetta.

Un film ricco di testimonianze e documenti d’archivio per ricordare, e far conoscere ai giovani, l’uomo di legge che col collega Giovanni Falcone portò avanti fino alla morte la battaglia per riconsegnare la Sicilia alla legalità. Il film ripercorre i 57 giorni più difficili per Borsellino, dalla strage di Capaci al pomeriggio in cui un’autobomba esplode sotto casa della madre facendolo saltare in aria con cinque dei sei componenti della sua scorta: Caudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli. Una corsa contro il tempo per fare luce sulla morte dell’amico, consapevole di essere il prossimo bersaglio della mafia. I carabinieri ricevono informative sull’arrivo di tritolo destinato al giudice, che dopo la morte di Falcone è diventato il nuovo bersaglio dei legami oscuri tra mafia e uomini delle istituzioni.

E’ un Paolo Borsellino addolorato, determinato e pienamente cosciente del proprio destino quello interpretato molto efficacemente da Cesare Bocci “Ho sentito più che mai la responsabilità di interpretare un ruolo così complesso, faticoso emotivamente e psicologicamente – dice l’attore presentando la fiction in Rai -. Sono orgoglioso di prestare il volto a un uomo che andava avanti pur sapendo di dover morire. L’importante, diceva, è avere a fianco alla paura una buona dose di coraggio. Il coraggio e la difficoltà di andare avanti dopo la perdita dell’amico, per onorarne il nome. Bisogna ricordarli insieme. Falcone e Borsellino non sono morti invano. Sono nati grandi movimenti di piazza, tantissime associazioni che ancora oggi si contrappongono alla mafia e hanno ridato dignità al popolo siciliano, e a tutta l’Italia”.

“Sulla memoria di un uomo come Borsellino si può costruire una sorta di rivolta morale ed etica, perché queste persone ti spingono a lasciare da parte indifferenza e rassegnazione – ha commentato il presidente del Senato Pietro Grasso alla presentazione del film in Rai.- E’ l’esempio di Falcone e Borsellino che spinge a continuare combattere per un paese che può essere dilaniato e deluso. Dobbiamo continuare a lottare per farlo diventare migliore. E vedrete che anche la mafia avrà una fine. È importante continuare a cercare la verità, lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo al paese”.