Un team di aspiranti “profiler” del Fbi viene spedito su di un’isola dove delitti simulati metteranno alla prova la capacità dei singoli membri di entrare nella mente di un ipotetico serial killer. “La situazione è sotto controllo solo quando si torna a casa” avvisa l’esperto selezionatore Jake Harris (Val Kilmer) e intanto accompagna il gruppo sul luogo d’esame. Tra loro c’è il detective Gabe Jensen (LL Cool J), l’agente speciale Reston (Christian Slater) e altri cinque personaggi, tutti con le caratteristiche più adatte per scoprire un serial killer o per diventarlo. Questo è il punto di partenza per la costruzione di un thriller reso gradevole dall’atmosfera da ring, ma offuscato dalle svolte narrative non sempre plausibili. Il regista Renny Harlin ( Die Hard 2, Exorcist: the Beginning, Cliffhanger), gira con professionalità ma senza osare, lasciando ai numerosi orologi a parete e a qualche gatto morto il ruolo di alimentare la suspence del racconto.

Quando i membri del team iniziano a morire sul serio, il gioco rischia di coinvolgere anche lo spettatore: si va per esclusione e quando si sospetta di qualcuno, questi viene inevitabilmente ucciso. False piste di una certa incoerenza vengono disseminate per tutto il film dallo sceneggiatore Wayne Kramer e le psicologie dei personaggi sono talmente contorte che probabilmente non sarebbero stati presi neanche come volontari al servizio civile. Da salvare è l’architettura del campo di battaglia, costruita dalle scenografie di Charles Wood oltre all’originalità delle mortali trappole sparse sull’isola, tra cui un elaborato “go-down” di tessere del domino. Originale ma decisamente fuori luogo il duello finale sott’acqua che si dimostra un prodotto di pura fantasia cinematografica: per essere precisi ricordiamo agli autori che non è tanto semplice sparare sott’acqua con una “9 millimetri” visto che l’acqua ha una densità ottocento volte maggiore di quella dell’aria e la portata di un colpo verrebbe infinitamente ridotta. Con un calibro del genere, a una distanza superiore a qualche decina di centimetri, il proiettile inizierebbe a ruotare su se stesso ponendosi di traverso rispetto alla traiettoria. In conclusione l’action-thriller di Renny Harlin diverte per il suo ritmo piuttosto veloce pur collocandosi in una fascia a medio consumo “usa e getta”: per entrare nella mente di un serial killer aspettiamo opere migliori.

di Alessio Sperati