Quando Nathaniel Kahn ha saputo della morte di suo padre, il celebre architetto Louis Kahn, si aspettava di venir nominato tra i suoi eredi naturali ma quell’uomo così incomprensibile si portò il segreto delle sue due “famiglie clandestine”, oltre a quella “ufficiale” con la moglie Esther e la figlia Sue Ann, nella tomba. Quello del figlio mai riconosciuto Nathaniel è un viaggio in giro per il mondo alla scoperta di un padre sconosciuto attraverso la sua arte, le sue imponenti creazioni architettoniche, dal Campidoglio del Bangladesh a Dhaka al Kimbell Art Museum, dalla Yale Art Gallery al californiano Salk Institute. Il documentario muove dall’infanzia di Louis, quando a 6 anni si trasferì con la famiglia dall’Estonia agli Stati Uniti, nella città di Philadelphia. Soprannominato “Scarface” dai compagni di college, fu uno dei più brillanti studenti del suo corso, vinse una borsa di studio ed iniziò la sua carriera di architetto, anche se per iniziare a lavorare da libero professionista dovette aspettare i 50 anni. In effetti solo nei suoi ultimi 10 anni di vita (è morto a 73 anni) diete vita alle grandi costruzioni che lo hanno reso noto in tutto il mondo.

Le visite al piccolo Nathaniel, almeno quelle che lui stesso ricorda, erano furtive, repentine e inaspettate e puntalmente l’uomo spariva prima del mattino. Emblematici i commenti di Nathaniel che afferma come il padre «Non abbia mai lasciato una prova fisica delle visite in casa nostra». Tra le interviste effettuate da Nathaniel in questo suo documentario vi sono anche quelle a molti colleghi del padre, tra i quali il più duro è stato Ed Bacon, che lo definì un folle nel proporre un sistema di parcheggi esterni alla città di Philadelphia per costringere gli abitanti ad andare a piedi al lavoro. Nel corso di questa personale indagine la figura di Louis I. Kahn prende la forma di un bersaglio mobile, di un individuo difficilmente definibile che visse più tempo nel suo studio che nelle sue (tante) case. In morte come in vita Kahn è rimasto in solitudine: il suo lavoro non gli ha permesso di saldare i debiti che ammontavano a oltre 500.000 dollari ed il suo corpo senza vita è stato trovato in un bagno pubblico alla stazione e ben due giorni sono stati necessari alla sua identificazione. Kahn aveva cambiato la sua residenza, ma non per andare a vivere con Nathaniel e sua madre, come i due hanno a lungo sperato, ma per rendersi ancora più “volatile”. Oggi che le sue famiglie sono state riunite dal lavoro rabbioso ma devoto di uno dei suoi figli, Nathaniel e le sue sorellastre si sono “inventati” una famiglia allargata e legatissima non tanto dalla consanguineità, ma dal desiderio di stare finalmente insieme.

di Alessio Sperati