Il film è distribuito in Italia da Filmauro dal 31 gennaio

Arnold Schwarzenegger torna al cinema dopo dieci anni di attività politica che, dice, sono stati i più istruttivi della sua vita. È stato felice di fare il governatore della California, uno dei rappresentanti di punta dei repubblicani, «Ma ora sono felice di essere tornato a fare quel cinema fatto di inseguimenti, sparatorie, esplosioni, acrobazie, che mi hanno reso famoso per decenni». Malgrado i 65 anni suonati, l’ex culturista campione di bodybuilding, non sfigura nei panni a lui tanto cari dell’eroe d’azione, che torna a indossare con soddisfazione nel film L’ultima sfida, distribuito dal 31 gennaio in 300 sale da Filmauro, diretto dal regista sudcoreano Kim Jee-Woon, il re dell’action movie asiatico.

Un action-thriller ad alta velocità, adrenalinico, spettacolare, molto divertente, che in molte scene richiama i più classici e amati spaghetti-western. La storia prende le movimentate mosse quando Cortes (Eduardo Noriega), un fascinoso e spietato capo del cartello della droga sudamericano, sfugge dal convoglio prigionieri in maniera rocambolesca e, a bordo di una Corvette modificata che supera i  300 all’ora, con tanto di agente FBI in gonnella come ostaggio, si avvia a tutta birra a varcare il confine con il Messico, sfracellando auto e agenti ai posti di blocco e facendosi beffa degli sfigati federali (capitanati da Forest Whitaker) che gli danno la caccia.

Il suo organizzatissimo esercito di spietati malavitosi mette in atto un accuratissimo piano di fuga (con tanto di costruzione a tempo di record di un ponte sul Gran Canion, protetto da esplosivi e armi letali). A fermare l’inarrestabile corsa del boss proverà un quasi inerme sceriffo di un polveroso paesino di confine dell’Arizona (Schwarzenegger) che, punto nell’onore, per difendere la quiete pubblica, affronterà il super bandito a bordo di uno sgangherato scuolabus, con l’aiuto del suo pacifico e sonnolento vice, della giovane e bella assistente (Jaimie Alexander, supereroina di Thor) e di un esaltato concittadino (Johnny Knoxville, star del reality di MTV Jackass), collezionista di antiche ma micidiali armi, che contro l’agguerrita e tecnologica mafia metterà in campo il suo improbabile arsenale. E si scatenerà l’inferno. Naturalmente con l’happy end, non privo però di un imprevedibile colpo di scena finale.

Alla luce delle recenti stragi negli Usa, di fronte a un uso eccessivo e spregiudicato di armi micidiali (giustificato dal tono ironico e divertente del film), fulcro di una pellicola destinata prevalentemente a un pubblico giovane, era inevitabile chiedere all’attore e ai due coprotagonisti (Knoxville e Alexander, approdati a Roma per presentare il film), cosa pensino dell’uso libero delle armi nel loro paese. Tutti d’accordo, come prevedibile, nel sottolineare che prima di tutto questo è un film, che va quindi separata la realtà dall’intrattenimento.

«Ma quando ci sono stragi e sparatorie dobbiamo raccogliere la sfida – precisa Schwarzenegger -, chiederci tutto quello che possiamo fare per ridurre al minimo queste tragedie e le perdite di vite umane». Sulle recenti misure prese da Obama al riguardo precisa: «Il Presidente non ha affrontato il problema delle armi da un solo punto di vista, ma ha fatto una serie di proposte sulla sicurezza nelle scuole e sulla malattia mentale, per esempio. È un problema che va affrontato in maniera globale e in questo sono d’accordo con lui».

Alla domanda se sia più difficile fare cinema o politica l’eroe di Terminator risponde: «Richiedono entrambe molto impegno e passione. Sono scelte complicate, ma se sei affamato di conoscenza la politica è il miglior lavoro che tu possa fare. Dalla mattina alla sera devi affrontare mille problemi: dagli incendi ai terremoti, dai senzatetto al funzionamento delle carceri e dell’edilizia, all’economia locale, all’istruzione, ho imparato tante cose. Problemi molto seri che coinvolgono la gente, hai meno spazio per gli errori. È una grossa responsabilità che ti toglie molte energie». Che ora lui ha recuperato per non deludere i suoi vecchi e nuovi fan per i quali resta (con Stallone e Bruce Willis) l’icona degli action movie: «E di questo – ammette soddisfatto – sono estremamente felice!».

I suoi eroi, invece, sono altri, si chiamano Nelson Mandela, Roosvelt, Lincoln, Mohammed Alì. Ma sopra tutti c’è Michail Gorbaciov «È cresciuto nel comunismo e quando è arrivato al vertice  ha smantellato un sistema che non funzionava, un vero eroe».