In Africa ogni quindici minuti viene ucciso un elefante. Un vero e proprio genocidio di pachidermi dovuto all’avidità di avorio, soprattutto cinese, sul quale punta l’obiettivo il regista russo Sergey Yastrzhembskiy nell’imperdibile documentario Ivory, A crime story che Koch Media porterà nelle sale di ogni capoluogo, purtroppo per ora solo un giorno, il 26 settembre.
Ex diplomatico di carriera, dopo dieci anni passati al Cremlino come portavoce di Yeltsin e assistente di Putin, con la crisi dei cinquant’anni Sergey ha cambiato direzione trasformandosi in abile fotografo e poi puntando la macchina da presa sui drammi del mondo, soprattutto del Continente Nero.

In Africa ha cominciando a filmare le tribù che tentavano di resistere all’avanzata del progresso poi, notato che in Tanzania dove si era recato da cacciatore nel 1977 e dove abbondavano gli elefanti, due anni dopo i maestosi animali erano praticamente spariti, per colpa del sanguinoso, inarrestabile commercio regolare e clandestino dell’avorio, ha voluto vederci chiaro.

“Tre anni di riprese, oltre 265 ore di materiale che utilizzerò anche per altri film – spiega il regista presentando il documentario a Roma -. È una sfida al mondo civilizzato che ancora non è stato in grado di porre fine a questa tragica mattanza. La Cina, che praticamente ha invaso l’Africa, è il principale committente di avorio, importato legalmente e di contrabbando. L’ espansione delle città ha ridotto lo spazio dove vivono gli animali, i contadini si lamentano che gli elefanti calpestano distruggendole le loro colture, nella savana rappresentano anche quintali di buona e pregiata carne per sfamare popoli poverissimi e affamati. L’ex presidente Usa Obama e l’Unione europea hanno fatto pressioni sulla Cina per fermare questo commercio che dalla fine del 2017 sarà proibito” annuncia.

Tutto documentato nel suo meticoloso e talvolta rischioso lavoro, utilizzando cineprese miniaturizzate nascoste nei mercati, tra la gente, in luoghi proibiti, per dimostrare dettagliatamente quanto sarà difficile sconfiggere certe credenze e debellare il fruttuoso commercio clandestino sul quale chi dovrebbe vigilare viene lautamente corrotto per chiudere un occhio. Oltre all’avida richiesta di avorio della Cina la pellicola punta il dito anche sulla Chiesa Cattolica e Buddista che lo utilizza per creare oggetti religiosi, portando questi animali sull’orlo dell’estinzione. Sergey (che prossimamente si occuperà delle donne sciamano della Siberia) ritiene doveroso portare urgentemente all’attenzione dell’opinione pubblica questo scandalo su scala mondiale prima che sia troppo tardi.