Stasera la seconda puntata della fiction Rai

«L’automobile è un’arma che va saputa usare». Lo sostiene convinto l’attore Massimo Wertmuller, ispettore della polizia stradale nella fiction La vita che corre, sulle stragi del sabato sera, in onda in prima serata su Rai1 lunedì 30 e martedì 31 gennaio con protagonisti Enzo Decaro, Barbara De Rossi, Flavio Parenti, Franco Castellano e la regia di Fabrizio Costa, prodotta dalla Dap dei De Angelis. Una delle tante storie di vite spezzate e di vite cambiate per sempre, di giovani e delle loro famiglie, dopo incidenti dovuti soprattutto a errori e leggerezza nella guida, spesso in stato di ebbrezza o dopo l’assunzione di droghe.

La Rai, nella sua veste di servizio pubblico, fa dunque squillare un campanello d’allarme intorno a un drammatico tema su cui nessuno riesce a intervenire drasticamente, che dovrebbe dare una scossa a famiglie, politici, forze sociali,spingendoli a cercare soluzioni a tragedie (2245 incidenti nel 2010 e 2003 nel 2011) che si ripetono come un bollettino di guerra ogni week end. E far riflettere i ragazzi che spesso con la famiglia hanno chiuso i canali della comunicazione.

Come avviene al protagonista Andrea (Alessandro Sanguigni) che in sella alla sua potente moto affianca l’auto di tre ragazze conosciute in discoteca e con loro si schianta contro un furgone. Bilancio due morti e gli altri feriti gravi. Il padre del ragazzo (Decaro) scoprirà di sapere poco o niente della vita del figlio, che sembra fosse caduto nell’illegalità, e per attenuare il dolore, come un segugio si metterà in cerca della verità, affiancato dal figlio maggiore (Flavio Parenti).

La storia è stata scelta tra una sessantina di soggetti piovuti sul tavolo di Raifiction. Gli autori, capitanati da Claudio Corbucci, hanno pescato dai due prescelti per dar vita a una fiction a grande tensione emotiva, dal forte valore sociale, con toni di giallo stemperati da momenti di leggerezza, costruita intorno al poliziotto (Wertmuller) dal volto paterno. «I genitori non parlano più coi figli, la società va verso l’alienazione, questo film è dedicato alla ricerca del dialogo, dovrebbero vederlo insieme» sottolinea il produttore Guido De Angelis.

«Le colpe di tanti gravi incidenti spesso si mescolano alla casualità e segnano anche il destino di chi non ne è responsabile. Spero che i ragazzi capiscano che devono riflettere prima di mettersi al volante». «Si parla di sentimenti senza autocompiacimento del dolore – sottolinea Decaro -, perdere un figlio è contro natura, il mio personaggio non trova pace rendendosi conto che aveva in casa un estraneo. Come genitori non bisogna arrendersi ma fare passi verso il dialogo, o almeno imparare ad ascoltare».

«Lo vedrò con mia figlia sedicenne che ancora non frequenta le discoteche – dice Barbara De Rossi -. Tengo ancore io le redini, ma non so ancora per quanto. Bisogna imparare a cogliere segnali anche piccoli di eventuali problemi o disagi e chiedersi sempre quanto davvero conosciamo i nostri figli». «Il ruolo di questa fiction – dice Parenti – è far vivere allo spettatore un’esperienza terribile come terribile e fargli trarre le debite conclusioni».