La grande storia italiana raccontata con il ritmo e la suspense di un thriller. La caduta di Mussolini arriva su Rai 1 il 29, 30 e 31 gennaio in prima serata con il film La Lunga Notte diretto da Giacomo Campiotti, sceneggiato da Franco Bernini e Bernardo Pellegrini, con la consulenza storica di Pasquale Chessanarra. Tra gli interpreti principali, Alessio Boni, Duccio Camerini, Aurora Ruffino, Martina Stella, Ana Caterina Morariu, Flavio Parenti, Marco Foschi, Lucrezia Guidone, Luigi Diberti.
Per i produttori di Rai Fiction e Eliseo Entertainment di Luca Barbareschi era importante mostrare in tre serate di fila le tre settimane precedenti la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 in cui si svolse l’ultima riunione del Gran Consiglio, organo supremo presieduto da Benito Mussolini, che segnò la fine del regime fascista. La serie, ripercorrendo i fatti che condussero a quel momento cruciale, racconta le storie di uomini e donne che agirono da protagonisti e misero in gioco il loro destino personale, oltre a quello del Paese.

Nella fiction, le location più suggestive della Capitale si alternano a luoghi altrettanto evocativi nell’hinterland romano e si fondono con i costumi e le auto d’epoca per richiamare, con grande potenza narrativa, gli affanni di Dino Grandi (Boni), Presidente della Camera dei fasci, che decise di opporsi alle scelte di Mussolini in maniera legittima convocando il Gran Consiglio per togliere il Paese dalle mani del Duce. Accanto alle sue vicende personali e politiche, sono narrate quelle della famiglia Reale, di Edda e Galeazzo Ciano, di Claretta Petacci, dei vari gerarchi e di tanti altri italiani, combattuti tra la paura e l’ambizione al potere.

La notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 si svolse l’ultima riunione del Gran Consiglio, organo supremo presieduto da Benito Mussolini, che sancì la fine del regime fascista. Il 10 luglio le truppe angloamericane sbarcano in Sicilia, il 19 luglio gli aerei americani bombardano Roma. Hitler, scontento dell’alleanza con un’Italia incapace di fermare l’avanzata delle truppe nemiche, mortifica il Duce accusandolo di non saper punire i traditori, intendendo per traditori, anche il Re e l’esercito. In questo terremoto di incertezza, Dino Grandi, Presidente della Camera dei fasci, è l’uomo che intuisce che il baratro è vicino, che bisogna destituire Mussolini in maniera legittima, convocando il Gran Consiglio, per poi rimettere il Paese nelle mani della famiglia Reale, riallacciando i rapporti con l’Inghilterra e il Vaticano. Il Re Vittorio Emanuele III non prende una posizione e cerca di mantenere il potere, mentre la principessa Maria Josè trama con il Vaticano e gli Inglesi per rimuovere Mussolini allo scopo di liberare l’Italia dalla dittatura ma anche per vedere suo marito Umberto di Savoia, figlio del regnante, ascendere al trono. Edda Ciano, figlia di Mussolini, è combattuta tra l’amore intenso per il padre e quello per il marito Galeazzo desideroso di prenderne il posto.

E poi ci sono le due donne del Duce, la moglie Rachele e l’amante Claretta Petacci, tutte e due preoccupate per l’esito tragico che comincia a profilarsi. Entrambe valide strateghe e consigliere, in questo frangente rimangono inascoltate. In questo passaggio d’epoca, paura e ambizione al potere sono le protagoniste. Agguati, pestaggi, omicidi, alleanze segrete, imboscate, tradimenti, inganni sembrano non risparmiare nessuno. E quando finalmente, la notte del 24 luglio, Mussolini convoca il Gran Consiglio a Palazzo Venezia, la trama segreta è ordita. Dino Grandi si reca all’incontro con due bombe a mano nelle tasche, pronto a tutto. È difficile reggere la sicumera di Mussolini che millanta forze armate e unità del Paese mentre gli altri gerarchi urlano ‘al traditore’. Ma Grandi non trema e porta avanti il suo piano. Quel che è accaduto è storia. “La Lunga Notte” narra le tre settimane che condussero a quel momento fatale.

Il regista si è avvicinato a questo progetto in punta di piedi, forse perché di Dino Grandi aveva solo sbiaditi ricordi scolastici, o forse perché un film di puro argomento storico non lo appassionava. Ma poi “fidandosi” della lettura storica degli sceneggiatori, da loro costruita insieme al team editoriale Rai ed Eliseo, si è unito al gruppo di lavoro cercando di dare sempre più spazio agli aspetti umani dei personaggi e alle relazioni tra di loro. “Tutti i personaggi di questo film hanno evidentemente un preciso valore storico – spiega Campiotti -, frutto delle scelte e delle azioni, in gran parte scellerate, da loro compiute. Piuttosto che rappresentarli come icone di un saggio storico, ho provato ad indagare il punto di vista di ognuno di loro: le personalità, il carattere, le debolezze, i fantasmi del loro privato che sono l’altra faccia della medaglia”. In questa serie un potere corrotto è arrivato all’ultimo atto e i potenti, chiusi nei loro palazzi o nelle loro ville, si trovano alla fine annientati dai propri errori, gli stessi errori con cui hanno già schiacciato milioni di persone. Il male, prima o poi, colpisce anche chi lo fa. Dino Grandi è certamente coinvolto a molti livelli nelle responsabilità fasciste. Quando troppo tardi si rende conto che la situazione sta precipitando, decide di intervenire, sapendo di correre dei rischi, mettendo a repentaglio la propria vita.

“Ho lavorato con Alessio Boni alla costruzione del personaggio di Grandi considerandolo un eroe negativo – continua il regista -. Non è simpatico, è egotico, maschilista ed evidentemente invischiato nelle peggiori storie del ventennio. Ma, dal momento in cui prova a mettere in minoranza Mussolini, non abbiamo temuto di raccontarlo con il carisma, il coraggio ed il piglio necessario di chi comunque mette in gioco la propria vita, anche se è mosso da motivazioni non tutte cristalline. E lo stesso senso di una ricerca tardiva di consapevolezza, di voglia di riscatto, di complessità psicologica e umana nell’appartenenza alla Casta, l’ho cercato in tutti i personaggi: da Galeazzo Ciano che con un guizzo di orgoglio ribalta la sua debolezza di dandy, per compiere una scelta che lo porterà ad una sicura morte a sua moglie Edda, la figlia del Duce frustrata nel rapporto col padre, a Claretta, l’amante di Benito, divisa tra avidità e passione, ai Principi, prigionieri nelle loro gabbie dorate e tenuti sotto scacco dal cinismo e dalla vigliaccheria del Re. Sono tutti personaggi colpevoli e responsabili, a cui non ho negato momenti di umanità lacerata”. La storia viene rispettata quasi alla lettera. “Una storia necessaria per le giovani generazioni che non sanno nulla della nostro recente passato” sottolinea Barbareschi. “Con quella riunione Mussolini si dette la zappa sui piedi da solo – spiega Boni -, raccontiamo al di là del lato politico, senza retorica o buonismo, il contesto che fa arrivare all’oggi.
Un manuale d’uso su come far cadere un dittatore che gli autori sperano possa essere d’esempio, anche in Russia.