Della Shoah non si parlerà mai abbastanza. Per far capire ai giovani quel terribile capitolo della nostra recente storia il regista Giulio Base racconta il presente, fondendo e costruendo una visione cinematografica anche del passato nel film Un Cielo Stellato sopra il Ghetto Di Roma che andrà in onda su Rai Play dal 27 gennaio, giorno della Memoria,  e sabato 6 febbraio alle 22,50 su Rai1.
Un cast soprattutto di ragazzi, con Bianca Panconi, Daniele Rampello, Irene Vetere,  Marco Todisco, Francesco Rodrigo, Emma Matilda Liò,  Aurora Cancian, Alessandra Celi, e con la partecipazione di Lucia Zotti e Domenico Fortunato.

Nel film, prodotto da Altre Storie e Clipper Media con Rai Cinema,  girato in 4k prevalentemente a Roma e in piccola parte a New York, il passato si intreccia col presente: il ritrovamento di una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita che ritrae una bambina porterà un gruppo di giovani studenti alla ricerca della verità. Cercando di svelare il mistero che si cela dietro la foto, i ragazzi affrontano un viaggio attraverso la memoria di un passato doloroso e difficile da dimenticare come quello del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. E pur appartenendo a confessioni religiose diverse, provano a trasformarlo nell’occasione per una riflessione collettiva camminando insieme nel loro primo impegno esistenziale, personale, culturale.

La ferita insanabile del 16 ottobre 1943, il rastrellamento del Ghetto di Roma, doveva certamente essere raccontata, sostiene Base, ma imponeva rigore, soprattutto quando lo si fa rivolgendosi ai più giovani. “In questa storia vive non solo un teen drama, non solo un intreccio adolescenziale, non è la pietà per le vittime dello sterminio (che pure è presente) ad animare il plot – spiega il regista -, ma la ricerca di quel che accadde, la voglia di sapere, di scoprire, di divulgare acciocché quell’orrore non debba mai più ripetersi. Credo che su argomenti come questo ci sia bisogno di approfondire costantemente, ma che soprattutto ci sia la necessità di continuare a frequentarsi fra le diverse religioni: sia perché scompaia l’orrifico negazionismo dell’Olocausto ma anche perché talvolta l’indifferenza può diventare peggio dell’odio. Della Shoah non si parlerà mai abbastanza”.