“Fino a dove ti spingeresti per salvarti? Non c’è un confine e la menzogna può addolcire la dura realtà”. Lo sostiene convinto Lino Guanciale presentando a Roma con Barbora Bobulova e il nutrito cast di attori italiani (tra cui Luca Biagini, Stèfi Celma, Giacomo GiorgioElena Radonicich e Pia Lanciotti), francesi e tedeschi, Sopravvissuti, il Lost italiano in onda in sei puntate in prima serata su Rai 1 da lunedì3 ottobre. Una serie kolossal stile Titanic, diretta da Carmine Elia, coprodotta da Rai Fiction, France Télévisions e la tedesca ZDF, ideata da Sofia Bruschetta, Ivano Fachin, Giovanni Galassi, Tommaso Matano, allievi della Scuola di scrittura seriale di Pisa, guidati dalla headwriter Viola Rispoli e dallo sceneggiatore Massimo Bacchini

Tra i principali protagonisti di questa storia al limite, che unisce thriller e mistery, c’è la barca Arianna un veliero di 24 metri sul quale si imbarcano dodici passeggeri per una traversata transoceanica che presto sarà funestata da una violenta tempesta dalla quale si salverà solo metà dell’equipaggio, ritrovato provatissimo ma vivo dopo un anno dal naufragio.  
La vita che i sopravvissuti hanno lasciato a terra non è più la stessa, ma agli occhi dei propri cari, anche loro sembrano persone diverse. Cosa nascondono? Cos’è successo durante quell’anno? Cosa li aspetta adesso? Dovranno ancora lottare contro i fantasmi del naufragio e contro i sospetti di Anita (Lanciotti), la poliziotta incaricata di indagare sull’accaduto, che nella tragedia ha perso il figlio, che non crede alle loro parole e strenuamente cerca indizi che aprano delle crepe nel loro racconto e facciano emergere la verità.

“E’ una storia complicata dove l’imponderabile diventa realtà- spiega Guanciale -. Tutti escono radicalmente cambiati, anche chi è rimasto a casa, chi in meglio chi in peggio. E’ stata un’esperienza esaltante e appassionante che spero stupisca gli spettatori – si augura l’attore, che ha faticato con i colleghi per sette mesi tra Genova, il mare e gli studios-. Due settimane sotto le bombe d’acqua solo per girare la scena della bufera non sono state uno scherzo”.
Elia ha preteso e ottenuto che fosse ricostruita in studio un’imbarcazione identica a quella messa in mare, ancora più grande (27 metri), per evitare i rischi di una diretta tra le onde. E vincere il terrore di Bobulova che non avrebbe accettato di girare la serie dal vivo. “Odio le barche e il mare – confessa l’attrice – per fortuna in acqua ci siamo stati pochissimo”.

“Nella nostra serie il simbolico furto di identità compiuto dal destino è la tempesta che ad alcuni passeggeri toglie la vita e agli altri toglie tutto il resto- spiega il regista -. Le conseguenze umane di questo evento sono la cosa che più mi ha attratto di questo progetto, insieme al contrasto tra l’imponenza degli effetti speciali e delle costruzioni, da una parte, e la delicatezza necessaria a rappresentare questi personaggi rotti e feriti, dall’altra. Mostrare come l’essere diventati altro li conduca inesorabilmente alla vergogna, la vergogna alle bugie, le bugie all’autodistruzione. Ho scelto di narrare questo percorso umano, dove il dentro e il fuori di ognuno di loro distano anni luce, attraverso le immagini, la scelta delle location e i movimenti di macchina. E sempre con uno sguardo profondamente umano”.