“L’Italia ha bisogno di eroi e noi li abbiamo incontrati e raccontati”. Lo spiegano gli sceneggiatori della serie Sotto Copertura. La cattura di Zagaria, che dal 16 ottobre approda per quattro prime serate su Rai1. Non un sequel ma il secondo capitolo di una storia dal valore civile, diretta da Giulio Manfredonia, prodotta da Lux Vide con Rai Fiction. Una serie ardita, senza retorica, ispirata alla storia vera della resa alle forze dell’ordine dopo più di vent’anni di latitanza del superboss dei Casalesi. Con un messaggio preciso che la differenzia da altre fiction sulle mafie: il male non paga!
Un esperimento che non esalta il fascino del male ma racconta una speranza, la potenzialità che hanno le forze dell’ordine, una vittoria dello Stato in quei territori. “Il bene fa meno rumore del male – spiega il produttore Luca Bernabei della Lux Vide-, abbiamo dato alla serie un taglio da servizio pubblico, rispettando la nostra linea editoriale, il nostro Paese ha bisogno di riscatto”.

Dopo la miniserie sull’arresto dell’altro grande latitante boss della camorra casertana Antonio Iovine, torna dunque in azione impersonato sempre da Claudio Gioè, il capo della Mobile di Napoli Michele Romano, personaggio ispirato al vero superpoliziotto Vittorio Pisani autore delle spettacolari catture poi finito sotto inchiesta per false prove fornite dai “pentiti”, rimosso dall’incarico e poi finalmente scagionato dalla magistratura dall’infamante accusa di collusione con la delinquenza organizzata, a cui questa serie rende dovuta giustizia dandogli “l’onore delle armi”.

Questo secondo capitolo, girato in buona parte tra Casal di Principe, Casapesenna e Napoli, territorio di confine capeggiato dalla camorra ricco di contraddizioni, e anche nel vero rifugio bunker di Zagaria che ne coprì la latitanza,  ruota intorno al concetto di tradimento, tra collaboratori di giustizia che innescano sospetti, ritorno di figli segreti ignari, video intercettazioni, telecamere miniaturizzate nascoste, il tutto raccontato con un linguaggio visivo estremamente realistico ma anche spettacolare, con le vere, inedite immagini girate dalla polizia durante l’azione.

A dare il giusto tono alla vicenda è Alessandro Preziosi che fornisce la maschera perfetta del feroce killer che dal suo bunker inaccessibile continuava a gestire la rete di traffici loschi con la protezione di una fitta rete di fedelissimi. “Un ruolo complesso, difficile da sviluppare e da mettere in scena in 22 giorni di lavoro consecutivi – confessa l’attore presentando la serie a Roma con il cast al completo-. Gli atteggiamenti delinquenziali campani che ho assunto forniscono l’occasione per capire una certa mentalità e aiutare a sconfiggerla. Il piccolo contributo alla delinquenzialità è sempre dietro la porta, io da napoletano ci convivo fin da bambino, allora li mitizzavo ma oggi ho capito che sono dei poveri disgraziati, isolati”. Per entrare a fondo nel personaggio, racconta, si è ispirato a personaggi come il sindaco del rione Sanità, il camorrista del film di Tornatore, ascoltando con attenzione la voce di Mariano Rigillo che doppiava il protagonista Ben Gazzara. “Volevo capire quanto l’iniquità sia uno stato intermedio, parlare senza avere replica ha reso ossessiva l’interpretazione. Alcuni miei compagni di scuola erano dei ‘capuzzielli’ e oggi sono la feccia della società”.