Una favola surreale, esilarante e provocatoria, con protagoniste le donne. La racconta il regista belga Jaco Van Dormael col film Dio esiste e vive a Bruxelles, con Benoit Poelvoorde, Catherine Deneuve, Pili Groyne, dal 26 novembre nei cinema. Un film intelligente, dissacratorio, originale, visionario e mai come oggi attuale, in cui un Dio trasandato e cattivo, che fuma, beve e maltratta i familiari, si diverte a coprire di sciagure la razza umana, incitando le persone a uccidersi tra loro in nome del suo nome.

Ha una moglie svampita, tifosa del baseball, che ricama e parla poco, e due figli, Gesù e Ea, una lucida ragazzina di undici anni, che per vendicarsi delle angherie paterne invia un sms a tutti gli esseri umani con la data della loro morte, scatenando un putiferio. Per sfuggire alle ire dell’eterno genitore scappa di casa attraverso il cestello della lavatrice, approda a Bruxelles dove va in cerca di altri sei apostoli, da aggiungere ai dodici reclutati dal fratello, per riscrivere tutti insieme un nuovo Nuovo Testamento, che scardini i diktat del padre eterno in nome di un nuovo modo di vedere le cose, di un nuovo, improbabile, modello di amore.

L’infanzia è al centro della trama perché, sostiene il regista, è l’età delle prime volte, un periodo della vita in cui le sensazioni sono amplificate al massimo. “Non si è ancora civilizzati, né si riga dritto, non si cerca di adeguarsi alle aspettative degli altri – spiega Dormael, presentando il film a Roma insieme al protagonista e amico Benoit -. I sei personaggi della storia hanno tutti un sassolino nella scarpa che li fa star male, ma i bambini che erano una volta sono ancora lì, nascosti nell’ombra”.

Il film non parla di religione, spiega l’autore, ma dei meccanismi di potere che innesca nella società, nelle famiglie. E non voleva essere provocatorio, ma semplicemente una commedia per far ridere tutti su tutto. Sarà dunque una donna a cambiare le regole del gioco? “Dopo alcune centinaia di anni dalla morte di Cristo il Nuovo testamento fu riscritto e una quantità di testi apocrifi rimossi – sostiene-, la versione ufficiale della vita di Gesù è stata totalmente rielaborata dal clero. I testi rimossi parlano di altri miracoli realizzati da Cristo, a volte stravaganti, ci sono anche donne tra gli apostoli la cui presenza è stata cancellata, anche nella Bibbia sono poche le frasi pronunciate dalle donne, i testi sacri sono scritti dagli uomini per gli uomini”.

Sulla tragica attualità, che ha pesantemente investito anche la sua Bruxelles dice: “La religione è utilizzata come strumento per il potere, per fare guerre. Tutto ciò che accade oggi non è legato alla religione ma alla stupidità. Il film parla della cattiva abitudine di spostare su Dio la responsabilità delle cattive azioni, dell’infelicità umana”.
“La cosa geniale del film è che ti fa chiedere se si sta vivendo davvero – commenta Benoit -. Se la felicità fosse un palazzo sarebbe una sala d’attesa. Ricordarsi di essere mortali aiuta a uscire da questa sala d’attesa”. Come vive da artista la paura che sta bloccando molta gente? “Sono in empatia con tutti – spiega l’attore -. E’ un mondo dove la tv dà troppa visibilità ai sentimenti, è un filtro che li snatura, ci vuole più riservatezza. La riflessione, il pensiero consentono di sviluppare i sentimenti”.