Da domani, 21 settembre, il film in 150 sale
«La scuola fa schifo, ma deve essere difesa». Così la pensa il regista Giuseppe Piccioni che la descrive nel suo film Il rosso e il blu, liberamente tratto dall’omonimo libro di Marco Lodoli, prodotto in collaborazione con Rai cinema, distribuito dal 21 settembre in 150 sale da Teodora Film.
Una scuola che appare inutile, vuota, ma che, alla fine, redime. Anche troppo. E mette in campo una serie di personaggi che la vivono in modo molto diverso. Su tutti il cinico e disilluso prof. Fiorito (Roberto Herlitzka) che insegna storia dell’arte, il prof. Prezioso (Riccardo Scamarcio) entusiasta supplente di italiano, l’asettica preside (Margherita Buy), perfezionista ligia alle regole e poco materna. Intorno a loro i ragazzi, maschi e femmine, liceali, con i mille problemi legati alle famiglie e alla loro verde età.
Piccioni non ha voluto riportare in prima linea la scuola con intenti politici. «Ho semplicemente voluto raccontare un mondo che da sempre è un incrocio di destini, aspettative, disillusioni – spiega il regista presentando il film a Roma -. Rimettere al centro le figure di insegnanti e studenti, un crocevia tra il mondo dei giovani e degli adulti che ha bisogno di essere raccontato senza frugare tra le problematiche sociali».
Racconta dunque una normale scuola pubblica di oggi, con quello che di lei va difeso, con un filo di speranza e il tono leggero della commedia, sfiorando solo lievemente il privato dei protagonisti, senza mai scivolare nella commediola rosa. Girato in un mese e mezzo in una scuola media adiacente il liceo Manara del quartiere romano di Monteverde, con un gruppo di ragazzi “pescati” nei vari istituti della capitale, che hanno superato brillantemente l’esame del ‘set’.
«Abbiamo seguito parecchie lezioni per trovare ispirazione tra i professori – racconta Scamarcio -. La scuola non è molto cambiata da quando l’ho lasciata io, c’è sempre molta interazione tra adulti e adolescenti. Purtroppo non si è rimodernata, i muri restano scrostati, i banchi scricchiolano, ma ha ancora un ruolo fondamentale, anche se chi ci governa non la ritiene una risorsa importante».
«Il rapporto tra professori e alunni rimane sempre lo stesso, la poca voglia di studiare non manca mai – sostiene la Buy, che a scuola racconta di aver avuto parecchi problemi -. Ma ti restano dentro tante cose di quel periodo che poi nella nostra vita sono molto importanti. Purtroppo non si dà l’importanza che si dovrebbe alle problematiche che la riguardano». «Mi sembra molto cambiata la disciplina – sottolinea Herlitzka -, ai miei tempi ci doveva essere, oggi è stata messa da parte. I ragazzi pensano ad altre cose, meno costretti ad accorgersi del bello che c’è nello studiare certe materie, si trova tutto in Internet senza doverlo cercare».
Nel film la disillusione del vecchio professore e l’illusione del giovane supplente si toccano, s’intrecciano l’inganno e la bellezza dell’esistenza. «Io nel film immagino la classe come fosse un teatro senza palcoscenico, perdo autorevolezza – dice Scamarcio -. Non sempre avvicinarsi produce effetti positivi. Dispensare omologazione attraverso i social network è uno strumento potentissimo per neutralizzare i ruoli».