Da venerdì in 350 sale italiane

«Dopo Gomorra volevo fare un film diverso, cambiare registro e così ho provato a fare una commedia». Così Matteo Garrone spiega la scelta di tornare al cinema con una storia vera, semplice, documentata, trasfigurata, per fare una riflessione su un paesaggio contemporaneo, un viaggio attraverso un Paese, senza cadere nel grottesco. Il regista prende spunto da un programma tv di successo come il Grande Fratello per il suo Reality, nelle sale dal 28 settembre distribuito da 01 in 350 copie, dopo aver conquistato a Cannes il Gran Premio della Giuria e molti consensi all’estero, tra cui il recente Festival di Toronto.

Un film corale che poggia su un cast di collaudati attori teatrali, tra cui spiccano Loredana Simioli, Nando Paone,  Nunzia Schiano, Nello Iorio, Giuseppina Cervizzi, Rosaria D’Urso, Graziella Marina, Raffaele Ferrante e Carlo Del Sorbo. Eccezionale nel ruolo dello stralunato protagonista, Aniello Arena, attore della compagnia della Fortezza di Volterra, dov’è attualmente detenuto per scontare un ergastolo. Nel film è Luciano, un semplice e simpatico pescivendolo napoletano che per integrare i suoi scarsi guadagni si arrangia con piccole truffe insieme alla moglie Maria. Non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti tanto che, spinto dai familiari, partecipa a un provino per entrare nel “Grande Fratello”. Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa.

«Il film è un percorso fatto di sogni e attese di questi sogni, che si sviluppa su due piani: uno esterno, geografico e l’altro interno, psicologico. Due piani fortemente connessi fra loro perché – spiega Garrone – è proprio quel tipo di paesaggio culturale a generare i personaggi che animano la nostra storia».

Reality è un film sulla percezione del reale, la storia di un uomo che esce dalla realtà ed entra nel proprio immaginario. «Ho sempre pensato a Luciano come ad un moderno Pinocchio, un personaggio con un’innocenza e un candore infantili – racconta il regista -. Filmandolo, l’ho seguito come se stesse vivendo un’avventura fantastica. Ero di continuo alla ricerca di quel sottile equilibrio tra realtà e sogno, ricercando una dimensione favolistica, una sorta di ‘realismo magico’».

Non voleva fare un film di denuncia sociale, ma raccontare una storia che si legasse alla tradizione del cinema italiano. «Vivendo nella società dei consumi – confessa – siamo sempre tutti vulnerabili a certe seduzioni». Per il protagonista voleva assolutamente Arena. «Sono figlio di un critico teatrale – spiega Garrone – , fin da bambino andavo a vedere con mio padre molti spettacoli della compagnia di Armando Ponzo. Aniello l’avevo notato da tempo, lo volevo già per Gomorra ma il magistrato non diede il permesso. Stavolta l’abbiamo avuto».

Sul fatto che ormai il reality televisivo non faccia più ascolti Garrone dice: «Cambiano i programmi e le mode, ma noi volevamo raccontare la tv come una specie di Eldorado da raggiungere sulla terra, non uno specifico show. Io non seguo la tv, faccio un altro mestiere. Ma i progammi televisivi mi sono sembrati il simbolo di un luogo dove la tua vita può cambiare: luoghi di sogno, dall’aspetto illusorio».

Alla presentazione del film a Roma, il protagonista spiega cosa vuol dire per un carcerato fare teatro. «Avvicinarmi all’arte, in particolare al teatro di Ponzo – dice Aniello – mi ha fatto crescere dentro man mano. Ogni sera, rientrando in cella, mi rimettevo in discussione e capivo meglio anche la vita. Noi non siamo solo detenuti, siamo anche altro». Non ha avuto problemi a entrare nei panni di Luciano: «La sua parte simpatica e allegra mi appartiene, anche a me piace molto scherzare – racconta l’attore -. Ho cercato di far crescere il personaggio dentro di me già in carcere, dandogli il massimo. Con Garrone ho cercato di capirne gli stati emotivi per intraprendere questo viaggio nella mente di un uomo che perde la propria identità». Dice di non amare particolarmente i reality: «In carcere c’è solo la tv, ho visto il GF all’inizio perché era una novità, ma preferisco i film e i documentari».

Garrone ora spera di poter correre per l’Oscar. «I premi aiutano a valorizzare un film, a dargli visibilità nel mondo – ammette -. Se sarò fortunato Reality potrebbe entrare nelle nominations, fa parte del gioco, ma per me conta di piu’ il verdetto del pubblico in sala».