Una commedia solare, lieve, per alleggerire la pesantezza del momento, che parla d’ amore, quello per tutta la vita. Un tema usurato dai troppi film, ma stavolta raccontato con un tocco d’originalità, dove l’amore tra due giovani alla vigilia delle nozze è il pretesto per riaccendere quello sbocciato tanti anni prima, e stroncato sul più bello dagli eventi, tra il padre di lui e la mamma di lei.

Dall’omonimo, fortunato romanzo di Luca Bianchini il regista Marco Ponti ha tratto il film Io che amo solo te, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano,  che dal  22 ottobre invaderà 450 schermi . Riccardo Scamarcio e Laura  Chiatti rispolverano la vecchia, solida intesa professionale calandosi con divertimento  e complicità nei panni della giovane coppia in procinto di sposarsi che fa da filo conduttore a questa storia corale dove, in realtà, i veri protagonisti sono  “papà” Michele Placido, ricco commerciante di patate pugliese, e “mamma” Maria Pia Calzone, piacente vedova cinquantenne, sempre legata a quel vecchio amore. Il tutto nella stupenda cornice di Polignano a Mare.
Ponti ha centrato gli attori giusti per ogni ruolo: Antonella Attili (l’acida e infelice moglie di Placido), Luciana Littizzetto (la zia isterica della Chiatti), Dino Abbrescia (il suo rassegnato marito), Antonio Gerardi (lo zio galeotto), Michele Venitucci (fotografo), Enzo Salvi (l’animatore), Dario Bandiera (il coiffeur), Eva Riccobono (la finta fidanzata).

Un viaggio nell’amore, che arriva, o ritorna, quando meno te lo aspetti, ti rimette in gioco e, tra ironia e commozione,  ti porta dove decide lui. Come il maestrale, l’invadente vento che accompagna i tre giorni di questa storia, sullo sfondo di una Puglia, antica ma assai moderna, dove regnano ancora solidi valori.
“Non è una commedia totalmente consolatoria,  ma con un piede nella speranza – spiega Ponti -. Felicità, infelicità, coraggio, codardia, oggi c’è bisogno di dedicare attenzione a questi temi per cercare di capire come poter cambiare un po’ le cose”.
“I due genitori sono il vero veicolo del racconto – ammette Scamarcio, associando il film alle commedie degli anni ‘60-. Laura e io dovevamo fare il ‘lavoro sporco’, inconsapevoli di ciò che producevano le nostre azioni. Due personaggi moderni, con lati chiari e oscuri, che portano lo spettatore a comprenderli, a identificarsi con loro”.

“Mi ha affascinato questa storia di un grande amore che ti può capitare una volta nella vita, mi ha risvegliato  ricordi d’infanzia – racconta Placido -. Oggi il mio primo amore pesa 120 kili e se ci incontriamo in paese neppure ci salutiamo perché  suo marito è gelosissimo. La vita ti può sorprendere anche a sessant’anni. Se dall’altra parte trovi il tuo oggetto del desiderio, ti tornano pure le forze”.
“Non c’è nulla della mia vita nel personaggio ma tutti abbiamo un tratto malinconico di natura  – spiega Calzone, che ha lavorato sodo per acquisire l’accento pugliese -. Non mi è stato difficile entrare nella fragilità, nell’ostinazione e nell’orgoglio di una donna del sud che conosco molto bene. Mi sono concentrata sul cuore, non sull’aspetto esteriore di Ninella. La sua forza è il suo cuore”.