Se la commedia all’italiana batte la fiacca non è certo colpa del pubblico che diserta le sale. Forse la causa va ricercata nel fatto che i cosiddetti film leggeri non fanno più ridere. Registi e sceneggiatori ci provano e riprovano a creare storie al limite della farsa che una volta facevano affollare i cinema, affidandole ad attori bravi e amati, ma invano. Qualcuno si rifugia sulle tanto in voga piattaforme, altri tentano il faticoso percorso delle sale. Auguri, noi non ci siamo divertiti.

E’ il caso di Christian De Sica che pur avendo dimostrato la sua bravura nei ruoli drammatici, rispolvera la solita macchietta per Netflix con Ricchi a tutti i costi, sequel di Natale a tutti i costi , scritto e diretto nuovamente da Giovanni Bognetti. Non basta avergli messo al fianco colleghi indiscutibilmente bravi come Angela Finocchiaro, Fioretta Mari e Ninni Bruschetta, ambientare il tutto tra gli splendidi scenari di Minorca. Il risultato è sconfortante. Scegliendo la piattaforma al posto dei cinema, almeno si risparmiano la debacle al botteghino.

Cosa che auguriamo non avvenga per Il mio regno per una farfalla, nelle sale dal 13 giugno, scritto, diretto e interpretato da Sergio Assisi che monopolizza Ischia negli usurati panni del nobile decaduto sciupafemmine impenitente e squattrinato. Non reggono la poca originalità della storia i pur bravissimi attori come Tosca D’Aquino, Barbara Foria, Nunzia Schiano, Giobbe Covatta, Gianni Ferreri. Non aiutano gli omaggi che Assisi fa ai grandi della commedia che fu, come De Sica, Totò, Troisi, Proietti, scomodati inutilmente. Ma l’autore del film scarica sulle spalle del pubblico ogni responsabilità. “La gente ama soffrire, schifa la commedia, io ho fatto una favola in cui si respira un po’ di allegria, nel mio piccolo cerco di far sorridere – spiega Assisi presentando il film a Roma con il cast -. A 50 anni ho realizzato un sogno, mi diverto a fare cosa mi fa stare bene”. Al botteghino l’ardua sentenza.