Il bene comune contro l’interesse personale, la società contro l’individuo, il socialismo contro il capitalismo. Lo sciopero dei minatori inglesi del 1984, in piena era Thatcher, fu uno scontro chiave in una guerra ideologica più ampia di una semplice questione economica. Lo fa capire Matthew Warchus nel divertente e commovente film Pride, basato su una storia vera, interpretato dai bravissimi Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Paddy Considine, George Mackay, Jessica Gunning, Andrew Scott, Ben Schnetzer. Un capitolo di storia raccontato con ironia, leggerezza, umorismo, sentimento, in una commedia con la C maiuscola, di cui molti autori di casa nostra hanno purtroppo smarrito la strada.

Protagonisti un gruppo di attivisti del movimento gay londinese che decidono di raccogliere fondi per gli scioperanti del Galles. I rudi minatori e i loro reazionari concittadini però, considerano quel sostegno imbarazzante. Ne nasce un incontro esplosivo, che man mano si trasformerà in un’amicizia entusiasmante.
Un film da non perdere, una commedia romantica tra due comunità guidate non dall’amore ma dalla solidarietà. I protagonisti, infatti, credono nella forza dell’unione, nella solidarietà universale, in nome di un orgoglio che è un diritto di tutti. Nel film c’è uno scontro di culture che è anche uno scontro generazionale. Momento chiave ed esilarante della storia è la scena del ballo dove sulle note della canzone Shame, shame, shame, i due gruppi rompono il ghiaccio.

Girato nel Galles, dove successero i fatti e dove oggi le miniere non esistono più, ma dove il senso di quel passato ha lasciato un’impronta forte nel film. La serata Pits and Perverts fu uno dei primi grandi eventi condivisi da etero e gay. Vedere dei minatori arrivare in pullman al Gay Pride fu una pietra miliare nella storia della società britannica. Ci sono molte cose che oggi diamo per scontate ma, come sostiene l’autore, il Gay Pride londinese del 1984 fu un evento politico e anche indossare un certo tipo di vestiti fu un atto politico.