L’incapacità di “costruire” se stessi, di fare i conti con le proprie frustrazioni, le paure, la solitudine, le emozioni profonde negate. Sono gli ingredienti con i quali Paolo Franchi ha costruito il suo quarto film Dove non ho mai abitato, con Fabrizio Gifuni e Emmanuelle Devos, nelle sale dal 12 ottobre con Lucky Red. Una classica, poetica storia di sentimenti, che scava delicatamente ma inesorabilmente nell’animo dei protagonisti, due benestanti architetti cinquantenni.

Lei, figlia del capo di uno studio torinese avviatissimo, ha abbandonato la promettente carriera per rifugiarsi a Parigi tra le braccia del ricco, protettivo marito e della figlia, con grande disappunto del padre. Rimasto vittima di un incidente che lo costringe temporaneamente all’immobilità, per tenersi accanto la figlia e riaccostarla all’amato mestiere, l’arguto babbo le affida un lavoro che la costringerà a non partire per un bel po’. L’affianca dunque al delfino dello studio, un bel tenebroso che per rincorrere la carriera e sfondare ha rinunciato all’amore. Dopo l’iniziale violento rifiuto, i due scopriranno affinità che li faranno finalmente uscire dal guscio, prendere in mano le loro vite, e farci i conti.

Si sentiva la mancanza di un bel film sentimentale italiano, scritto e diretto con intelligenza e sensibilità. Ci è riuscito Franchi, che si avventura con mano leggera ma ferma tra i turbamenti sopiti dei due protagonisti, risvegliandoli poco alla volta. Azzeccatissima la scelta degli eccellenti Gifuni e Devos, mai sopra le righe o sottotono, che schiudono man mano delicatamente le loro anime ferite, prendendo finalmente coscienza di se stessi, facendo entrare lo spettatore in punta di piedi nella vicenda, trascinandolo poi nel vortice crescente delle loro emozioni. E già questo potrebbe considerarsi un happy end.