“È magnetica, eterea, smarrita e quando muove ogni parte del suo corpo staresti a guardarla per ore, con quegli occhioni intensi e scuri come due tazzine di caffè”. Così Truman Capote ricordava il personaggio fragile e carismatico di Edie Sedgwick, diventata in pochi anni il simbolo più puro della cultura pop americana. Un astro capace di splendere con intensità giusto il tempo di un attimo per poi spegnersi sotto i colpi degli eccessi sessuali e della droga, alla smaniosa ricerca di un affetto drammaticamente negato. La Sedgwick, rampolla di una famiglia molto ricca dai nobili natali, venne considerata una vera e propria principessa americana. Il suo incontro con Andy Warhol la catapultò in una New York travolta da un movimento artistico innovativo ed estremo che da musa indiscussa la trasformò in un personaggio indesiderato nel giro di pochi anni. Troppo fragile per sostenere il peso del suo stesso fascino, Edie contribuì alla grandezza mondana ed artistica di Warhol, sacrificandogli la sua stessa indipendenza creativa. Icona di fascino per le giovani donne americane e “Youthquaker” per Vogue Magazine, morì nel 1971 a soli 28 anni per un mix di barbiturici e alcol dimentica della grazia, l’eleganza ed il glamour che avevano contraddistinto gli anni più intensi della sua vita. Ma il tocco di Edie è rimasto nella storia del costume ed ancora oggi influenza mode e tendenze al pari delle migliori opere di Warhol. Gli occhi truccati con decisione, i capelli biondo platino e gli abiti dalle fantasie geometriche rimbalzano dalle copertine delle più grandi riviste di moda a rappresentare la sopravvivenza di un’icona. A più di trent’anni dalla sua morte la storia personale di Edie diventa un film, che intende ripercorrere i momenti di una favola moderna senza happy end. Holly Wiersma, dopo aver prodotto l’acclamato Bobby, è riuscita a portare sullo schermo Factory Girl, un altro ritratto generazionale di un’America discussa e discutibile.

Al regista George Hickenlooper, meglio conosciuto per aver diretto Viaggio all’Inferno e A Filmaker’s Apocalypse, è stato affidato il compito di scavare nell’intimità di una “superstar” per consegnare l’immagine di una giovane donna dalla tenera vulnerabilità. Dopo due anni d’intensa ricerca trascorsi ad ascoltare interviste degli ex membri della Factory , a riguardare filmati dell’epoca e ad ascoltare testimonianze dirette, l’attenzione di Hickenlooper è stata conquistata dagli anni che Edie trascorse all’interno del clan di Warhol, diventando una sua gigantesca creazione della quale poi sbarazzarsi per sopraggiunta noia. Nonostante una regia poco innovativa e piuttosto prevedibile, al film si deve riconoscere una certa originalità nel principio stesso di ridimensionamento che porta all’interno dei suoi processi narrativi quasi involontariamente. Nonostante il tentativo dello sceneggiatore Mauzner di catturare e svelare l’essenza della grandezza dell’arte di Warhol, quest’ultimo e tutto il suo movimento creativo ne escono fortemente ridefiniti. La Factory è il luogo di party alla moda e set di sperimentazioni, ma è soprattutto un microcosmo soffocante ed ingrato dove le immagini e gli uomini vengono sezionate, manipolate, costruite, divorate e poi gettate via. Sienna Miller e Guy Pearce mettono in scena un rapporto fatto di dipendenza ed opportunismo, di ossessione e di abbandono. L’ascesa ed il tramonto della stella di Edie contribuisce ad alzare il velo di mistero che da sempre sembra in qualche modo proteggere la figura enigmatica di Warhol. Il così detto genio viene denudato e si scopre certo innovatore, ma dallo sguardo drammaticamente superficiale e distratto. Nonostante l’ambizione di scavare nell’umanità della storia e del costume di un periodo, Factory Girl rimane imbrigliato nelle sovrastrutture del mito che comunque sfalsa lo sguardo su di un epoca ed i suoi protagonisti. A rimanere reale e drammatica nelle sue incongruenze un’America travolta dalla nascita del rock, dal cambiamento dell’arte e dal dissenso di una generazione vittima di un ‘eccessiva “allucinazione” generale.

di Tiziana Morganti