Con il film d’animazione tutto italiano “Il segreto del Regno Perduto” Bloom, Flora, Stella, Aisha, Musa e Tecna stanno per invadere le sale di mezzo mondo.

In tv hanno spopolato a livello internazionale, ora tentano la ben più ambiziosa carta del grande schermo. Le sei fatine Winx, amatissime in Europa e Asia, molto meno negli U.S.A e Gran Bretagna (dove sono andate in onda solo sulla tv via cavo), sono pronte a invadere le sale di ben 130 paesi con 750 copie in Francia e da noi, dal 30 novembre, con oltre seicento copie distribuite da 01. E senza aspettare il responso del botteghino in cantiere c’è già il seguito del film d’animazione che, si augura il creatore e regista Iginio Straffi (che l’ha prodotto con la marchigiana Rainbow in collaborazione con Rai Fiction), dovrà far breccia nel cuore del pubblico dei più piccini, soprattutto femmine, al pari dei supercollaudati prodotti americani e giapponesi. Due anni di duro lavoro, 4000 schizzi preparatori, uno studio per realizzare animazione in 3D costruito ex novo nella periferia di Roma per trasformare in un film la fortunata serie televisiva. Un budget di ben 22 milioni di euro, 2 e mezzo dei quali coperti da Rai Fiction che si è così assicurata i diritti televisivi per quindici anni (e volendo potrà concedere il prodotto a Sky che sembra sia già pronto a sborsare 1 milione di euro). “Il film è una commedia romantica che alterna situazioni comiche a momenti drammatici e rappresenta un passaggio epocale della saga Winx Club: risalire alle origini di Bloom per rivelare il segreto alla base dell’universo Winx” spiega Straffi, sostenendo che la tiepida accoglienza riservata alle sei magiche creaturine nei paesi anglofoni è dovuta al fatto che le sofisticate Winxs, acconciate come mini top-model senza mai un capello o un accessorio fuori posto, ben poco somigliano alle bambine americane che vestono come maschiacci e sono molto meno raffinate delle loro coetanee europee e asiatiche.

Le Winx cambiano spesso abito, apparendo in versione fashion e fairy, come i 170 personaggi che vediamo con diverse varianti di vestiti e pettinature. Hanno ali impreziosite di gioielli, acconciature particolarmente sofisticate. L’autore spiega che per far muovere le loro chiome fluenti in maniera naturale hanno persino sviluppato un apposito programma computerizzato. Qualcuno fa osservare che forse l’immagine stereotipata delle protagoniste, che ricalca quei deprecabili canoni modaioli che hanno intontito una generazione di teen ager spingendo le più deboli fino all’anoressia, potrebbe non essere un buon esempio per un pubblico di bambine molto piccole. Scrupoli? “Tanti, ma solo sui messaggi trasmessi – risponde Straffi -. L’involucro è sicuramente molto alla moda per far presa sulle spettatrici bambine – ammette -, ma non c’è nulla di ostentato, è un’attenzione alla moda made in Italy. Quello che conta – sostiene l’autore – è il messaggio di amicizia, solidarietà, onestà, senza scorciatoie per arrivare al traguardo. Un invito a credere in se stessi, nelle proprie capacità e nei propri sogni, con l’aiuto della famiglia, degli amici, di chi ti vuole bene”. E mentre stanno preparando la quarta serie televisiva delle Winx (le repliche mattutine su RaiDue battono le Barbie di Italia Uno) e una sulle loro sorelline minori, le Pixy, non hanno perso di vista l’altrettanto commercialmente appetibile universo dei maschietti ai quali sarà presto dedicata la serie nuova di zecca Huntik.

di Betty Giuliani