La magica seduzione esercitata da Exilsnasce dalla fusione tra melodia ed immagine all’interno di una unione perfettamente orchestrata su di un ritmo incalzante e travolgente che accompagna la scoperta di sé attraverso la riappropriazione delle proprie origini. Uno spettacolo completo e totale destinato a coinvolgere sensi ed anima in un totale coinvolgimento corporeo. Partendo da una Parigi periferica ed anonima, percorrendo le rumorose e vitali strade di Siviglia fino ad approdare nel cuore di una devastata Algeria, Tony Gatlif propone l’innovativo racconto di una diaspora di ritorno, una fuga dall’esilio che non si identifica completamente con la materialità del territorio ma che si annida con maggior tenacia nella profondità dell’essere. Una narrazione che il regista francese di origine algerina, affida a Zano (Romain Duris) e Naima (Lubana Azabal), due creature primordiali ed indifese, esiliati dalla terra dei loro antenati e dal loro stesso corpo di cui riusciranno ad avere nuova percezione solo una volta raggiunta la comprensione della propria anima. Ma al di là della mera struttura narrativa e delle sequenze sempre aperte pronte a catturare la realtà circostante, ciò che conquista irrimediabilmente e che accende di entusiasmo e d’interesse è la sensualità coinvolgente ed avvolgente della musica che si esprime per l’intera durata del film, imponendosi come tramite conoscitivo e mezzo espressivo.

All’interno di un ritmo elettronico, tra la cadenza di un inebriante flamenco e nel magico stordimento della trance catartica (rito di guarigione algerino), la melodia segue una traiettoria ben precisa nel narrare diversità etniche e culturali e nel dare nuova vita ad una materia umana sconosciuta a se stessa. I corpi acquistano sempre maggiore sensualità grazie a questo percorso musicale. Si raccontano attraverso il loro sfiorarsi, tramite la pelle e le sue cicatrici, contorcendosi in un rito che sempre appare liberatorio. Ritmo, passionalità, scoperta del mondo e di sé; questi gli elementi che debbono aver coinvolto ed attratto Quentin Tarantino tanto da attribuire la Palma d’Oro per la miglior regia a Gatlif. Caratteristiche che ci offrono oggi la possibilità di assistere finalmente ad un film vibrante e dalla forte intensità emotiva. Una esperienza che si colloca al di là del viaggio e che tocca le corde più profonde del nostro essere ammaliandoci, coinvolgendoci, tra le trame di un percorso che parla un linguaggio moderno e realistico. Zano e Naima con la loro commistura etnica e la ricerca dei loro “ricordi” sono l’immagine di un mondo che presenta sempre meno nettamente dei confini culturali. Un universo composto da esuli che riuniscono in se le caratteristiche contrastanti ed uniche di comunità diverse, un luogo capace di intimorire e mozzare il fiato proprio come le atmosfere fotografate da Gatlif.

di Tiziana Morganti