Alla domanda se il mondo possa o no fare a meno dei supereroi, il regista de Il gigante di ferroe autore dei Simpsons, risponde inequivocabilmente di sì. Nell’America dell’individualismo e della corsa al profitto, il vero eroe è quello che riesce a sopravvivere al grigiore di una vita “comune”, a vedersi padre o madre senza sentirsi necessariamente un fallito. Nel rappresentare dunque la figura del supereroe disadattato, l’abile filmmaker cerca anche di rispondere a quelle domande che ogni lettore degli universi DC e Marvel Comics si è posto almeno una volta: che vita fa un supereroe in borghese? Chi gli crea quei bellissimi costumi colorati? Cosa succederebbe se partecipasse alle Olimpiadi? Nel cercare risposte Brad Bird scopre anche che il problema sta nel fatto che sono proprio loro a non poter fare a meno del loro mondo. È difficile per il capofamiglia Bob Parr (alias Mr.Incredibile) accettare un declino sia fisico che sociale, una pancia che avanza e un affitto da pagare e, quando il “fallimento” diventa all’ordine del giorno, anche per uno come lui, compie l’errore più grande: non prestare sufficiente attenzione ad un adolescente in cerca di guide e miti da seguire, creando così un’altra minaccia per l’umanità, una mina vagante nata dall’incomprensione, ancora una volta, dalla solitudine.

Alza ancora il tiro dunque la nuova società leader dell’animazione digitale, la Pixar, confezionando un prodotto “anche” per bambini, ma soprattutto allegoria di una società alla ricerca di nuovi miti e di nuovi eroi provenienti non da pianeti sconosciuti, ma dalla quotidianità. Un film leggibile a diversi livelli, infarcito di messaggi e frasi ad effetto come quella del piccolo Flash che obietta alla madre: «Dire che siamo tutti speciali, è come dire che non lo è nessuno». A cosa serve essere “speciali” se non lo si può dimostrare chiede il piccolo che corre alla velocità della luce ma che non potrà mai competere in un evento sportivo. La giovane Violetta reagisce ai primi turbamenti della sua età, timida e insicura, usando ciò che la natura le ha donato, ovvero svanendo nel nulla, dileguandosi ogni volta che il ragazzo dei suoi sogni passa davanti a lei. Così il più piccolo, Jack Jack, che diventa un po’ acqua, un po’ fuoco, un po’ acciaio e un po’ demone, esprime nella mente di Brad Bird un’espressione potenziale di un individuo che potrebbe nella vita diventare di tutto. Quindi notiamo anche una precisa distribuzione, assolutamente non a caso, di quei poteri sovrumani (che tanto ricordano i Fantastici 4), dati ad esprimere potenzialità, pulsioni, desideri, espressioni di ogni singolo essere umano. Impressionanti le scenografie e i fondali, ottimo il doppiaggio dato anche da una scelta molto particolare delle voci (vedi scheda), un po’ farraginosa in alcuni punti la sceneggiatura e troppo lungo il film (2 ore). Per il resto la Pixar ha fatto un altro centro, certo non eguagliando l’originalità di Monsters & Co. o di Toy Story, ma creando un nuovo prodotto di sicuro successo, forse chiedendo anche un tantino troppo alla retorica.

di Alessio Sperati