Due donne, il loro amore e la loro coraggiosa battaglia per la parità dei diritti sono al centro di Freeheld, amore, giustizia, uguaglianza diretto da Peter Sollett, con Julianne More e Ellen Page, a Roma col regista per presentare il film, dal 5 novembre nelle sale con Videa. La scritta L’amore è uguale per tutti campeggia sul manifesto italiano della pellicola, basata sull’omonimo cortometraggio documentario vincitore dell’Oscar. Adattata dallo sceneggiatore di Philadelphia Ron Nyswaner, è ispirata alla vera storia della pluridecorata poliziotta del New Jersey Laurel Hester (Moore) che, minata da un cancro, lottò fino all’ultimo perché la sua pensione potesse passare alla compagna (Page) Stacie Andree.

La sua lunga battaglia giudiziaria non si fermò di fronte alla rigida posizione dei funzionari dello stato (detti “freeholders”) che rifiutavano testardamente di riconoscerle questo diritto, appoggiata soltanto dagli attivisti del movimento gay per i diritti civili (Steve Carell)e da un coraggioso collega (Michael Shannon). Prima di morire però Laurel ottenne finalmente giustizia.
I temi affrontati in Freeheld sono universali. Tutti desiderano essere trattati con rispetto, veder riconosciuto il diritto di amare la persona che hanno scelto e che la comunità riconosca questo diritto. La ventottenne attrice canadese, diventata famosa dieci anni fa per il ruolo di adolescente incinta in Juno, ha deciso un anno e mezzo fa di parlare apertamente della sua omosessualità.

Quanto è stato difficile fare coming out a Hollywood?
Non mi sentivo libera di essere me stessa per paura di non lavorare, ero triste di non poter esprimere chi ero, ma ora le cose stanno cambiando. Da quando ho rivelato pubblicamente la mia omosessualità, mi sento più creativa. E’ straziante vedere due esseri umani trattati come inferiori per il loro orientamento sessuale. Che essere gay non è un problema lo devono capire sempre più persone. Per questo sono una testimonial per la comunità, soprattutto per i più giovani che forse ancora lottano contro la vergogna e il bullismo.

Cosa l’ha colpita di più di questa storia?
Ho passato molto tempo con Stacei per capire cosa hanno passato, ero triste, ho pianto tantissimo. Spero che il film risvegli le coscienze.

La sentenza della Corte Usa oggi riconosce i matrimoni gay
E’ un passo importante, ma ancora in 31 Stati se sei gay rischi di perdere casa e lavoro. Prima pensare al matrimonio era un sogno, ma il cambiamento deve passare attraverso l’uguaglianza di tutti i diritti e una nuova mentalità.

Quando ha pensato di coprodurre il film?
Ho visto il documentario e ho subito accettato il ruolo poi mi hanno coinvolto in tutto lo sviluppo del progetto. Se una storia mi tocca, mi emoziona, voglio farne parte. Mi viene naturale volere una società più giusta, avere a cuore i diritti delle persone.

Cosa pensa dei Gay Pride?
Mi piacciono molto come celebrazione, sono un’esplosione di allegria, aiutano chi è represso a esprimersi. Ma so che ci sono sempre opinioni diverse su come portare avanti questa battaglia