“Il cinema è una forma espressiva trasversale che attinge alle altre”. Il grande regista britannico Peter Greenaway lo spiega in occasione della prima del suo film Goltzius & The Pelican Company, proiettato il 12 novembre al Teatro Argentina di Roma per approdare in seguito anche nelle sale d’essai.
E’ la storia dell’ olandese Hendrik Goltzius, uno dei primi incisori di stampe erotiche del tardo Cinquecento, alla ricerca di un finanziatore per poter stampare un libro d’illustrazioni di alcune tra le più controverse storie del Vecchio Testamento: i vizi capitali. Il margravio di Alsazia è disposto a donare la cifra richiesta, ma solo se Goltzius e gli attori della sua compagnia lo convinceranno, mettendo in scena dal vivo quegli episodi biblici. La rappresentazione, quanto mai realistica, dei racconti legati ai tabù dell’incesto, dell’adulterio, della pedofilia, della prostituzione e necrofilia, innescherà dinamiche inattese nella corte alsaziana e all’interno della stessa compagnia.
Nei panni del margravio un eccellente F. Murray Abraham, affiancato da Ramsey Nasr, Kate Moran, Flavio Parenti, Giulio Berruti, Anne Louise Hassing, Lars Eidinger, Pippo Delbono, Francesco De Vito, Stefano Scherini.

I temi dell’erotismo, della sessualità e dei tabù a questi legati, il costante e irrisolto conflitto tra religione e sesso, sono solo l’innesco di una ricca perlustrazione e rappresentazione dei rapporti tra “riproducibilità tecnica”, modelli di fruizione e consumo virtuale del sesso.
Come mai ha scelto Roma per presentare il film?
E’ la città più antica ancora viva, è un luogo del potere, amo molto venire qui.

Ma è anche la capitale di una nazione dove resistono ancora parecchi tabù legati alla sessualità
Su omosessualità, aborto e eutanasia in Italia ve la fate ancora sotto solo a parlarne. In Olanda, mio paese adottivo, siamo più rilassati.

Secondo lei perché?
Rispondo con molta cautela perché siamo in un paese cattolico. Il cristianesimo, come del resto tutte le altre religioni, ha creato infelicità e paura su questi temi, sulla base di superstizioni, ha diminuito la nostra libertà. Mortifica le donne, le demonizza, o sono vergini o puttane, senza diritto al controllo del proprio corpo. Se non ci fossero Dio, Satana, Freud, saremmo tutti più responsabili di noi stessi.

Perchè ce l’ha tanto con la religione?
L’arte si occupa della vita, la religione della morte, ne alimenta la paura che tutti ne abbiamo. Internet ha creato una rivoluzione facendo condividere l’informazione, diffondendo istruzione, speriamo serva a distruggere la religione.

L’attuale Papa Francesco cambierà qualcosa?
Resta un cattolico, un Papa, e dunque non cambierà nulla. Dovremmo liberarci di tutta la spazzatura intorno al nome di Dio.

Come definirebbe questa sua opera?
Il film sottolinea la stupidità dei tabù. E’ un film positivo sulla vita, pieno di idee, musica, danza, pittura, retorica, oratoria, drammaturgia. Non c’è bisogno della religione per provare un senso di giubilo.

Sostiene che ogni nuova tecnologia crei nuovi punti di vista sulla sensualità.
Dalla pittura veneziana del XVI secolo al cinema del XIX secolo, fino all’avvento di internet negli anni ’80, tutto è sempre stato pregno di erotismo e pornografia. Ed anche al giorno d’oggi il mondo cibernetico/virtuale che crea una seconda vita ne è pieno. Ogni nuova tecnologia crea di conseguenza grande eccitazione in merito alla rappresentazione della sensualità.

Il cinema da noi è in crisi
Anche in Olanda i giovani non vanno più al cinema e non guardano la tv. Il cinema è finito quando nell’83 nei salotti sono entrati i telecomandi, siamo ossessionati dai reality. Oggi con i telefonini ci sentiamo tutti filmaker ma è impossibile creare partendo dalla realtà, il miglior cinema è quello che riconosce la propria artificialità.

E’ un bene dunque che la pellicola debutti in teatro?

Bisogna liberarci dall’idea che per vedere un film bisogna stare seduti immobili al buio. Il cinema non è morto, non è mai stato vivo, quello che vediamo oggi è basato sul testo, non sulle immagini, deve tagliare il cordone ombelicale con la letteratura, concentrarsi sui momenti magici che sa costruire, dare spazio all’immaginazione umana. Il teatro è il luogo più aperto alla sperimentazione e per questo è il posto ideale per portarci un film.

I temi e il nudo maschile ben esibito nella pellicola faranno scalpore?
L’erotismo maschile è un fenomeno abbastanza nuovo e i tabù di cui si parla nel film un tempo erano considerati crimini, qualche passo avanti lo si è fatto. In Polonia comunque la gente è uscita dal cinema scandalizzata.

Cos’è per lei il voyerismo?
E’ guardare qualcosa che non sei autorizzato a guardare. Il cinema è questo, contro l’ipocrisia del politically correct.