Un atto di violenza, una rapina. Un uomo dal nero mantello di cuoio torna per riavere ciò che è suo, mentre una colonna sonora in pieno stile Sergio Leone accompagna il suo fiero passo. Non siamo tuttavia nel Far West (il titolo è volutamente ironico), ma in Inghilterra, nella regione di Nottingham, ai giorni nostri. Se l’uomo misterioso che viene dal Nord è poi quel Robert Carlyle spogliatosi per soldi in Full Monty, e il rivale è Rhys Ifans di Human Nature, il film prende inevitabilmente delle pieghe ambigue, a tratti tragicomiche. Shane Meadows, artista della commedia sociale, vuole ricordare sia i maestri che gli allievi, si ispira dunque sia al grande Ken Loach che al più giovane Tony Grounds che nel suo The Martins, dirigeva l’autore di questo dramma sociale, Paddy Considine. È proprio quest’ultimo a consegnare nelle mani di Shane Meadows la storia di un uomo (all’inizio un boxer arrestato per omicidio) che ritorna dalla sua famiglia dopo anni di assenza, pretendendo di riavere il suo posto accanto alla moglie e alla figlia che si sono invece rifatte una vita. Durante la stesura della sceneggiatura, Meadows si è reso progressivamente conto che sarebbe stato più interessante approfondire la figura del “secondo uomo”, ed ecco un Rhys Ifans ad interpretare un personaggio agrodolce alle prese con l’eccessiva e deprecabile umanità dell’uomo qualunque, capace “solo” di amare. Il film spiazza con un inizio piuttosto grottesco, prendendo in seguito pieghe sentimental-drammatiche senza mai sfociare nell’eccesso. Il tema western è subentrato in fase di scrittura, man mano che la rivalità tra i due uomini si rendeva sempre più necessaria, almeno quanto il duello finale, ed è forse questa la maggiore firma di Meadows. Forse il regista ha usato volti non consoni allo scopo, ma per scoprire la necessità dell’uomo di rinascere dalle sue ceneri, un luogo vale l’altro.

di Alessio Sperati