Ha toccato il marcio e non ha avuto paura. E questo costò la vita all’avvocato Giorgio Ambrosoli, protagonista della docu-fiction in onda il 18 dicembre su Rai1 che ricostruisce tra racconti familiari, finzione, documenti e le poche immagini di repertorio non sparite dagli archivi Rai, gli anni di duro e solitario lavoro come liquidatore della fallimentare banca di Sindona.  Un avvocato come tanti che pagò caro il prezzo del coraggio di andare fino in fondo a una delle più torbide vicende, mai chiarita, che nei primi anni ’70 coinvolse i vertici della politica e dell’imprenditoria italiana.

Rai Fiction lo propone come spazio di riflessione sui valori civili che compongono la memoria del nostro Paese, in cui è importante riconoscersi e di cui Ambrosoli è rappresentante, sacrificando la propria vita per senso di responsabilità e per costruire un domani migliore.

Nei panni dell’integerrimo  professionista chiamato dai vertici della Banca d’Italia a fare chiarezza sulla sparizione di centinaia di miliardi di lire sottratti ai risparmiatori, un ineccepibile Alessio Boni che malgrado oberato dagli impegni ha accettato il difficile ruolo perché colpito dalla lezione di etica data da Ambrosoli. Ha letto il libro del figlio della vittima Umberto, si è lasciato trasportare dai racconti di chi gli fu vicino. “Mi è piaciuta la normalità di un essere umano che faceva il suo lavoro, la sua leggerezza in famiglia con m0glie e figli, la tenacia di andare avanti sulla sua strada,dritto come una freccia, malgrado le pensanti minacce” ha spiegato l’attore presentando la fiction nella sede romana della Banca d’Italia.  “Dobbiamo essere più consapevoli del nostro ruolo di cittadini. Ci vuole competenza e professionalità nell’operare per il bene pubblico” ha sottolineato Umberto Ambrosoli, ricordando che altri anniversari sono passati in sordina, come i 40 anni dalla morte del giudice Alessandrini.