Se il buon cinema italiano, salvo rare eccezioni, è praticamente latitante, chi vuol divertirsi con commedie originali e intelligenti che sanno sapientemente mixare sentimenti e risate, può virare sicuro verso i teatri. Un paio di validi esempi arrivano dal Teatro Golden e dal Teatro Olimpico di Roma dove bravi attori di cinema e televisione mettono in scena due storie divertenti e surreali.
Messe da parte le divise di carabinieri, Simone Montedoro (il capitano Tommasi della fiction Rai Don Matteo) e Euridice Axen (il capitano Brancati dei R.I.S. Mediaset) fanno coppia sul palcoscenico del Golden in “Se tornassi indietro” una bizzarra storia d’amore, scritta da Ennio Speranza con Massimo Natale (che ne cura anche la regia), in scena dal 25 febbraio al 16 marzo.
Diego Abatantuono invece sfrutta la lunga esperienza di comico debuttando nella regia della sua commedia “Vengo a prenderti stasera”, con Mauro Di Francesco e Nini Salerno, al Teatro Olimpico dal 4 al 9 marzo.
“Se tornassi indietro”, una frase che tutti prima o poi abbiamo ripetuto almeno una volta, in un momento di rabbia o nostalgia. Anche Alex (Montedoro) si ritrova a ripeterla dopo l’ennesima lite con la moglie Silvia (Axen). Da quel momento comincia un viaggio a ritroso nel tempo che lo porta a rivivere tutta la sua storia d’amore con Silvia. Anno dopo anno, alti e bassi, ogni giorno un salto indietro di un anno, questa giovane coppia ripercorre i momenti della vita insieme tra malintesi, situazioni paradossali, tenerezze, litigi, risate e turbamenti, in cui divertimento e romanticismo si danno la mano e alle volte si pestano i piedi. Come in uno scombinato giro di valzer.
Surreale, divertente e emozionante è pure “Vengo a Prenderti stasera” scritta e diretta da Diego Abatantuono, con Nini Salerno e Mauro di Francesco, in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 4 al 9 marzo.
Sul palcoscenico un comico fallito al tramonto (Di Francesco) incontra la Morte (Salerno). Una morte speciale, che si occupa di portare nell’aldilà solo i comici. Mentre il morituro mette a nudo le sue folli paure cercando di prendere tempo, la Morte fa di tutto per convincerlo a spirare subito per portarlo nell’inferno dei comici, ma lui si ribella. Si ride, ma ci si commuove anche, quando la Morte racconta con orgoglio la dipartita di grandi artisti della comicità come Totò, Belushi, Troisi, Chiari, Stanlio e Ollio, Chaplin, De Sica. Gli equivoci e i contrasti tra i due proseguono sino ad un clamoroso colpo di scena finale.
Chi meglio di un maestro della comicità come Abatantuono, alla sua prima regia teatrale, poteva mixare con il giusto equilibrio le corde del tragico e del riso? E per chi, non pago, volesse “esalare” l’ultima risata, Diego si propone anche come protagonista dei “tempi supplementari”.
“Affronto per la prima volta un viaggio pieno di buoni profumi. Il primo è l’amicizia di oltre quarant’anni con Mauro e Nini, una storia comune carica di ricordi – spiega Abatantuono -. Il Saltimbanco poi è curioso per natura, ho accettato questa regia con entusiasmo. Il tema della commedia è affascinante ma complesso, formidabile quando corre su una leggerezza che rende ogni riflessione più dolce, divertita, stimolante. Non facile abbordare una tematica che sfiori la fine della vita, ma il trucco c’è e si vede benissimo. I miei due attori complici ed io sappiamo far ridere da anni. Il lavoro vorrei fosse beffardo, agile, sorprendente. Ho cercato di mettere insieme schemi stilistici che prima di tutto divertissero noi. Insomma mi piacerebbe restituire ad ogni spettatore l’atmosfera che ci ha coinvolti, un profumo di divertimento e umanità”.