
Una favola sociale sul tema del lavoro, che parla di amicizia, ribellioni fallite, riscatto. In una Sardegna di provincia e di miniere di carbone abbandonate è ambientato “La guerra di Cesare” di Sergio Scavio con protagonista Fabrizio Ferracane, nelle sale dal 22 maggio. Nel cast anche Alessandro Gazale, Luciano Curreli, Francesca Ventriglia, Sabina Zicconi, Antonello Grimaldi.
In un piccolo paese minerario in grave declino economico, Cesare e Mauro lavorano come guardie giurate all’interno di una miniera di carbone in disuso. Attendono speranzosi che un’importante azienda cinese acquisti la miniera e la rilanci, ma purtroppo i dirigenti orientali rompono improvvisamente la trattativa e abbandonano l’isola. La miniera è definitivamente morta e i due possono dire addio al loro lavoro.
Scavio, che ha anche scritto il film con Pier Paolo Piciarelli, si è posto una domanda che attraversa tutto il film: “ha ancora senso rivoltarsi, oggi? È ancora possibile? La guerra di Cesare rappresenta il tentativo di raccontare la bellezza insostituibile delle cose che non servono più, attraverso la descrizione di un mondo molto vicino a me, lo spirito della mia città, Sassari, e di una Sardegna mineraria segnata dalla fine di un’epoca, dall’esaurimento delle risorse e dall’abbandono”.
E’ anche un film sull’amicizia e sull’accudimento che l’amicizia richiede “Attraverso alcune relazioni molto assurde e grottesche Cesare riesce a trasformarsi e inizia a lottare – continua il regista -. La sua vera forza è il coraggio, quello che mostra per gli altri, con i quali riesce a creare una relazione di grande generosità”.
“E’ un essere umano con tutte le sue debolezze, i suoi dubbi, il suo non sapere come possano andare le cose – aggiunge Ferracane – non è un superuomo, come quelli che non sbagliano o non cadono mai. Con lui sento di avere in comune uno sguardo sulle cose e sulla vita, è un uomo con dei dubbi e forse i dubbi se li pongono proprio le persone più sensibili e intelligenti”.