
Raccontare attraverso l’utilizzo della graphic novel animata, fatti tragici che negli ultimi trent’anni hanno riempito le pagine della cronaca nera del nostro Paese. Dark Lines – Delitti a Matita, da giovedì 22 maggio in esclusiva su RaiPlay con i primi quattro episodi, è una serie true crime che, attraverso la voce dell’attrice Valentina Romani, presenta storie di delitti efferati mescolando voci, tecniche e stili narrativi: alla ricostruzione del crimine si unisce il linguaggio della graphic novel e dell’illustrazione in movimento. L’obiettivo è sperimentare nuovi formati capaci di raggiungere il pubblico giovane con messaggi attuali che permettono di tenere viva la memoria su gravi fatti di cronaca.
Ognuno degli otto episodi della serie, si sofferma sulle circostanze che hanno portato alla morte violenta di giovani donne: da Simonetta Cesaroni a Meredith Kercher, Chiara Poggi e Marta Russo, da Serena Mollicone a Elisa Claps, Nada Cella e Melania Rea. Con rigore documentale, Valentina guida lo spettatre attraverso la storia di puntata per ricostruire i vari passaggi del crimine: i fatti, le dinamiche familiari, le indagini, i sospetti, i possibili moventi e le testimonianze. Per poi raccontare gli interrogatori, i processi e le eventuali condanne o assoluzioni. La graphic novel si innesta nel racconto: una stanza sottosopra, un corpo senza vita, una macchia di sangue, l’arma del delitto, portano il pubblico sulla scena del crimine.
Un modo nuovo di fondere elementi tradizionali e stili narrativi alternativi rappresentati in punta di matita e nel totale rispetto dei fatti di cronaca raccontati. «E’ una graphic novel, un viaggio nelle ombre, ma anche un modo per restituire voce a chi non ce l’ha più – sottolinea Valentina Romani -. Essere parte di questo progetto significa per me entrare in punta di piedi in storie dolorose, cercando di raccontarle con rispetto e verità. Mi auguro che questo racconto arrivi soprattutto ai più giovani, spesso sommersi da messaggi superficiali e veloci. Parlare di violenza non è mai facile, ma è necessario. Perché il silenzio, a volte, può essere la forma più insidiosa di complicità».