Ormai con gli effetti speciali digitali e un po’ di make-up professionale si può fare qualsiasi cosa. Anche resuscitare il mitico cacciatore di Dracula e farlo combattere con un gargantuesco Dr. Jeckyll, un Uomo Lupo suo malgrado, un tenerone Frankenstein, vampiri e affini prima di sfidare il celebre conte succhiasangue (un lascivo e ambiguo tiranno attorniato da tre algide creature femminili) e, inevitabilmente, vincere. Con un po’ di fatica, ma vincere. La Universal che celebra i capolavori horror-gotici della Universal: come fare? Semplice. Si chiama Stephen Sommers, l’artista del fantasy d’avventura a cui si danno volentieri un sacco di soldi (vedi La Mummia 1 e 2); si chiama un attore “X-Men” belloccio e inossidabile da due espressioni due (Hugh Jackson) e un’attrice carina e in ascesa in stivaloni di pelle che sa menare le mani ma anche piangere una lacrima (Kate Beckinsale, già a suo agio con le atmosfere dark in Underworld); si imbastisce una sceneggiatura che trita maledizioni, la Transilvania, castelli stregati, gargoyles alati, Alien, 007, strizzatine d’occhio, aglio, crocifissi, pallottole d’argento e alcune altre diavolerie high-tech; si condisce il tutto aggiungendo un paio di colpetti di scena, qualche innocuo spavento, un po’ di sangue, toni cupi smorzati con risate grossolane ed ecco fatto: il film più costoso (160 milioni di dollari) mai distribuito dalla Universal è pronto. Il pubblico accorrerà in massa. Ci dobbiamo adeguare per forza, non storcere il naso. Van Helsing non sarà un capolavoro, ma avvince e in più punti diverte. È l’entertainment pensato, nato e (tra un po’) sepolto per far divertire un pubblico di tutte le età Forse il cinema di Sommers piace perché non dimentica un fatto palese: questi filmoni smaccatamente improbabili Hollywood li sa fare, li fa, e li farà sempre. Tanto vale cavalcarne l’onda. Sommers, dal canto suo, non allenta mai la tensione: alcune riprese sono vorticose e ben fatte, anche se è difficile ormai riconoscere quali sono quelle dal vero e quali quelle create col computer; e come regista “di genere” firma il suo film migliore. Fosse stato girato da Jackson, Van Helsing avrebbe avuto tutte le carte in regola per diventare un cult. Così, è solo un fumettone senza carisma ma senza spocchia, che sfiora di sguincio la letteratura e punta un occhio ai comic movie oggi tanto in voga, uno all’horror classico e un terzo (tanto si parla di mostri…) all’incasso. Che Van Helsing sia con voi. E con il vostro scanzonato spirito.

di Alessio Sperati