L’Argentina si sta rialzando a fatica dal crack bancario nazionale che l’ha portata sul lastrico negli ultimi anni ma fortunatamente questo non ha impedito nel Paese la produzione di valide opere di interessanti autori emergenti, incentivati anche dall’esistenza di un fondo governativo riservato ai cineasti. Decidendo di realizzare un film proprio sulla crisi del 2001, l’esordiente Alejo Hernán Taube non si é lasciato fermare dalle difficoltà di budget con cui inevitabilmente ha dovuto fare i conti ancora oggi. Eccolo dunque qui a Venezia con Una de dos, suo primo lungometraggio, proiettato nell’ambito della “Settimana della Critica”. Il trentaduenne regista sudamericano, già vincitore dell’MTV Video Musical Award e di un premio della ‘Asociación cronistas de l’Espectáculos’ per videoclip e spot pubblicitari realizzati a partire dal 1999, supera la prova come bravo direttore d’orchestra in grado di portare ad un’armoniosa fusione gli sguardi distinti di tutti i personaggi (a tal fine ha dedicato sei mesi al casting per assicurarsi che l’insieme degli attori, dei tecnici e della gente del posto fosse in piena sintonia) e realizzando un film corale che, pur richiedendo a tratti la pazienza dello spettatore di fronte ai dialoghi “banali” della comune quotidianità, acquista in altri grande intensità. Raccontando la vita degli abitanti di Estacion Cortes, un piccolo villaggio a 80 Km da Buenos Aires, Taube riesce a dare uno spaccato della crisi generale attraverso il dramma di chi giorno per giorno non può permettersi neanche di compare cibo e dei fare i conti con le proprie tasche. A questa condizione non vuole cedere Martin (Jorge Sesán) che si trova di fronte a due strade: rassegnarsi a subire le inevitabili difficoltà del baratro di povertà in cui il Paese è caduto o scegliere la via dei soldi “sporchi” ma sicuri? Il “biondo”, come tutti lo chiamano, non ha dubbi su quale delle due strade percorre.Si lega a dei loschi spacciatori di denaro falso e nemmeno la passione per la giovane Pilar (Jimena Anganuzzi) riesce a dissuaderlo. Nonostante la sua scaltrezza, finirà con l’ essere scoperto. Attorno a Martin, antieroe per eccellenza, gli abitanti del villaggio cercano semplicemente di sopravvivere. Fanno da cornice le notizie dalla radio e le immagini dalla televisione dei disordini e sommovimenti popolari, che nel 2001 attraversarono l’Argentina dalla Capitale alle periferie. Da segnalare la bella fotografia di Seguendo Cerrado.

di Patrizia Notarnicola