Rabbia, ostilità, rancore hanno impedito a un padre e a un figlio per tanto tempo di essere vicini. Si ritrovano dopo un lungo e doloroso percorso a ostacoli per ricostruire l’amore e la vicinanza che avevano perduto. Una storia di liberazione, di guarigione, tratta dal racconto La lotta di Kim Rossi Stuart che ora l’ha trasformato nel suo terzo film da regista, Brado, prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra, nelle sale dal 20 ottobre con Vision.
L’attore-regista è anche protagonista, in coppia con il bravissimo Saul Nanni, di questo ruvido e spietato western esistenziale dal profondo scavo psico-sociologico.

Metafora di questo arduo percorso di riscatto sentimentale è il complicato addestramento di un cavallo selvaggio e recalcitrante per portarlo a vincere una competizione di cross-country. Per aiutarlo in questa impresa impossibile il figlio si riunirà al padre nel degradato ranch alle porte della città dove lui si è rintanato col figlio dopo l’abbandono della moglie  e dal quale l’introverso ragazzo si è allontanato per cercare una propria strada.

“In questa prateria dell’esistenza i due vogliono riconquistare il loro rapporto, sciogliere le proprie catene – spiega Kim presentando il film alla Casa del Cinema di Roma con parte del cast, tra cui Barbora Bobulova -. Il padre gli ha posto sulle spalle uno scomodo fardello, difficile da scrollarsi di dosso.  E’ un film d’amore, malgrado le valanghe di letame che i due si scaricano addosso. Come recuperarlo è il tirante di tutta la vicenda.
Per Saul è stata un’esperienza incredibile.”E’ un ruolo complesso con tanta sofferenza e alcuni momenti davvero tosti ma fondamentali per raccontare la possibilità di accogliere anche le cose peggiori della vita”, confessa l’attore. “Volevo far rivivere agli spettatori le stesse emozioni che ho provato io cavalcando selvaggiamente – aggiunge il regista -. Con mio padre non eravamo così ai ferri corti, è stato bravo a regalarmi l’autonomia. Far crescere i figli nel brodo di giuggiole è un grave errore”.