Poteva essere la solita commediola sull’incallito, fascinoso, ricco e bugiardo seduttore, che per portarsi a letto una bella donna ne inventa di tutti i colori, anche di essere invalido su una sedia a rotelle, costretto poi a confrontarsi con un’ handicappata vera. Invece la sapienza dei francesi nel confezionare il genere ci regala Tutti in piedi, una commedia intelligente, divertente, che fa anche riflettere e, soprattutto, fuori dai soliti schemi, non infarcita di consunto buonismo e luoghi comuni, nei nostri cinema dal 27 settembre con Vision Distribution.

A scriverla, dirigerla e interpretarla è Franck Dubosc, con al fianco la solare Alexandra Lamy e un eccellente cast di contorno in cui primeggiano Elsa Zylberstein, Gérard Darmon, Caroline Anglade, Laurent Bateau e un ironico Claude Brasseur nei panni dell’anziano padre di lui, demente ma non troppo. Dubosc si è deciso a dirigere questa sua storia cinematografica basata sulla diversità fisica e le complicanze che può portare l’amore per un disabile, in questo caso due.

Sì perché il rampante cinquantenne Jocelyn, sorpreso casualmente seduto sulla sedia a rotelle della madre da poco defunta e scambiato per invalido dalla giovane e prosperosa vicina che di mestiere fa la badante, decide di stare al gioco per concupirla. Ma quando lei gli presenta Florance, la sorella davvero paralizzata dopo un incidente stradale, bella, intelligente, determinata, ironica e sportiva, che non lo lascia indifferente, le cose si complicano dando vita a gustosissime, ironiche gag, mai sopra le righe, che non scadono mai nella macchietta.

Basta guardare il mondo con occhi diversi, suggerisce il film, per lasciarsi andare a vivere qualunque situazione, anche quelle apparentemente più scomode e che, comunque, richiedono una buona dose di coraggio. Perché, come sostiene l’autore, la diversità ha un suo fascino e può perfino essere un vantaggio. Nel film Jocelyn, parlando di Florance dice: “Va più veloce, pensa più veloce, e vive molto più intensamente di noi”. Il titolo si riferisce soprattutto a lui, che in fin dei conti è il vero handicappato.