Da oggi in sala il nuovo film di Luca Barbareschi

Una storia d’amore, di redenzione, di denuncia delle sofisticazioni alimentari che uccidono il pianeta, in un clima da thriller. Sono gli ingredienti sapientemente miscelati da Luca Barbareschi nel suo nuovo film Something Good, che 01 porterà in centocinquanta sale dal 7 novembre.

Girato nel clima torrido di Hong Kong, in inglese, con un ottimo cast internazionale, i costumi della premio Oscar Milena Canonero, la fotografia di Arnaldo Catinari e un budget tutt’altro che da capogiro (circa cinque milioni di euro), il film punta pesantemente il dito su un tema di scottante attualità: le speculazioni delle multinazionali mafiose mondiali che infiltrano ovunque cibi mortalmente contaminati con guadagni miliardari. Per affrontare questo scottante tema Barbareschi (che ha scritto la sceneggiatura con Francesco Arlanch e Anna Pavignano, prendendo spunto dal libro Mi fido di te di Francesco Abate e Massimo Carlotto, e ha coprodotto il film con Rai Cinema) si è giustamente cucito addosso anche il ruolo del protagonista, un rampante manager del malaffare, senza scrupoli ma con ancora un barlume di sentimento che lo farà innamorare della bella cinesina (la star Zhang Jingchu) orfana del figlioletto avvelenato dai pesticidi, e cercare grazie a lei un riscatto morale.

“Del libro abbiamo tenuto solo il seme e riscritto la storia su due livelli per mostrare l’assunzione di responsabilità di un uomo che cerca la redenzione– spiega l’attore, regista, produttore, presentando il film a Roma insieme alla bella protagonista cinese -. Era naturale ambientarla a Hong Kong, una città di facciata, apparentemente molto bella, col porto più grande del mondo, dove può accadere di tutto”. Non lo spaventa averne fatto un thriller, genere non molto popolare tra il pubblico nostrano. “Amo il cinema americano perché coi film di genere racconta storie bellissime”. E anche questa redention story da lui ben raccontata e diretta non è affatto male: intreccia le frodi alimentari con l’amore capace di cambiare la vita, in un incontro-scontro tra Occidente e Oriente, una potenza con molta voglia di riscatto e di crescita. “Il protagonista è un uomo che unisce nefandezza e innocenza – racconta ancora- , che raggiunge nella sua cialtroneria un suo cupo eroismo. Lei è una donna che la vita ha messo a dura prova con la perdita del figlio, dalla quale però è riuscita a trarre una forza fuori dal comune.  Due persone in aperta antitesi, che invece rimangono catturate da un grande amore, più forte di tutto il male che li circonda”.

“Vivo in Cina ma non conoscevo la portata del problema, scioccante – confessa Jingchu -.  Un argomento scottante che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, anche per questo mi sento onorato di aver partecipato al film, che però penso non avrà il visto della censura per essere proiettato nel mio paese”. “A Milano l’ha visto il console Cinese, gli è piaciuto – racconta Luca -, speriamo sblocchi la situazione anche se non è facile lanciare un film europeo in quel mercato”. Nel resto del mondo, invece, Rai Trade sta concludendo ottime prevendite del film.

Barbareschi ha curato l’ambientazione in modo maniacale. “Per rendere al meglio il fenomeno delle sofisticazioni alimentari e il mito della Cina – spiega -, dove l’impetuoso sviluppo economico pare aver capovolto le regole del progresso civile a favore di pratiche illecite finalizzate al deterioramento e alla falsificazione della qualità degli alimenti che ha raggiunto volumi di affari impressionanti”.

Secondo i dati del nostro ministero dello Sviluppo economico, il danno stimato è di circa 1.700 miliardi di dollari, un dato impressionante che fa ben comprendere la gravità della situazione. Il G20 ha definito il tema della sicurezza alimentare il più grande obiettivo del secolo da perseguire.