Da domani nelle sale italiane

«Un triangolo amoroso, ma con gli angoli arrotondati». Così il regista russo Aleksei Fedorchenko definisce il suo film Silent Souls, dal 25 nelle sale distribuito da Microcinema, dopo aver vinto nel 2010 a Venezia il premio Fipresci della stampa internazionale e per la miglior fotografia e vari altri riconoscimenti nel mondo. Un piccolo capolavoro di poesia cinematografica. Inquadrature che catturano nette, senza pietismo, gesti e emozioni dei due protagonisti nella desolazione fuori dal tempo del paesaggio.

Dialoghi profondi, dolorosi e asciutti, tra due uomini soli e feriti dalla vita, che hanno condiviso l’amore della stessa donna e ora si apprestano a darle l’ultimo saluto seguendo gli antichi riti della loro etnia Merja, ormai scomparsa. Nel viaggio acquistano due uccellini, due zigoli (gli ovsyanki che danno il titolo originale al film) che con il loro silenzio anticipano la fine, che è anche il ricongiungimento attraverso l’acqua con le persone amate.

«Il popolo Merja è vissuto per secoli in Russia, dal nord del Volga fino a Mosca ma della loro cultura ormai non è rimasto nulla, solo il nome dei fiumi – spiega il regista, presentando il film al neonato Centro russo di scienza e cultura di Roma – . Nel 16° secolo si è fusa in quella russa, ma il DNA di chi vive in quei luoghi appartiene al gruppo ugro-finnico. Ci siamo basati sulle tradizioni delle popolazioni confinanti per parlare della cultura patriarcale scomparsa che appartiene a tutta l’umanità».

Un film che esce dalla matrice cristiano-ortodossa che la cultura russa ed europea hanno sviluppato nei secoli. «Ma in realtà questo film è più cristiano-ortodosso di quelli che parlano di religione – sottolinea Fedorchenko -. In questo momento, la Chiesa ortodossa russa respinge questi  temi, è comprensibile, considerato lo stretto ambito in cui si muove. Ma il mio non è un film religioso, è un film spirituale. Lo hanno  apprezzato persino al festival di Abu Dhabi, anche se durante le scene di nudo gli spettatori di religione musulmana erano costretti a lasciare la sala».

Per i suoi precedenti film ha avuto i soldi dal ministero della cultura russo molto attivo. Questo invece è stato finanziato interamente da un produttore televisivo lungimirante, a caccia di opere d’autore da portare ai festival internazionali. E pare andrà in onda anche sulla nostra Rai3, sensibile ai prodotti di qualità.

«È una scommessa per il nostro piano di distribuzione alternativo – dice Cesare Fragnelli di Microcinema -. Le sale d’essai italiane ci hanno promesso di programmarlo almeno 15 giorni, una pratica insolita per l’Italia che punta solo al botteghino. La distribuzione è garantita per 21 settimane, con un tour nelle arene estive di qualità e nei cinecircoli, il nostro zoccolo duro. Siamo convinti che si può fare industria cinematografica anche con la qualità».

Fedorchenko sarà presente alle anteprime pubbliche, alle 20.30, il 22 maggio a Roma (Cinema Barberini) il 23 ad Ancona (Nuovo Cinema Azzurro) il 24 a Bari (Cinema ABC) e a Firenze (Cinema Fiamma), il 25 a Torino (Cinema Centrale) il 26 a Milano (Cinema Plinius). Il regista potrebbe essere di nuovo al Lido quest’anno con il suo nuovo film Le mogli celesti dei Mari, una sorta di Decameron Russo con 33 racconti su altrettante donne che hanno nomi che iniziano per ‘O’. «L’abbiamo girato in lingua Mari, una popolazione del nord del Volga praticamente estinta. Il Festival di Venezia sarebbe la cornice ideale».