Chi meglio di Gina Gershon e Drea De Matteo, icone di un cinema duro e maschile, poteva interpretare con tanta efficacia e aderenza due rock singer sull’orlo dei quarant’anni che ancora inseguono il loro sogno di adolescenti? Probabilmente nessuno, e se il film Prey for Rock & Roll si distingue nel vasto oceano della produzione indipendente americana lo si deve proprio alle due attrici, personalità e bellezze uniche e affascinanti. Entrambe abituate a ruoli sempre al limite ed eccessivi, le due donne incarnano alla perfezione tutto l’orrore e la perdizione della società contemporanea con i loro personaggi di ‘outsider’ (una lesbica e drogata, l’altra bisessuale e supertatuata), mantenendo comunque un’aura di innocenza e purezza che rispecchia il loro lato umano e il loro fascino femminile. Di per sé il racconto appare scontato e prevedibile, se non fosse per la divertita analisi che il regista Alex Steyermark fa della crisi di mezza età che colpisce le protagoniste: i dialoghi sono, come d’uso in questo genere di film, conditi di parolacce e turpiloqui, alcuni ruoli di contorno risultano troppo macchiettistici, la fotografia notturna non si discosta molto dal classico effetto flou. Ciò che più si apprezza è la scelta del regista di affrontare il film con un’estetica per una volta lontana da quella dei videoclip musicali o di MTV, in cui a un montaggio impazzito corrisponde una colonna sonora assordante e scomposta. Le scene musicali infatti sono girate in modo classico, con un ritmo lento nonostante l’uso della camera a mano; l’unico momento di agitazione della cinepresa corrisponde alla tragica sequenza della morte del personaggio di Faith, interpretata dalla rediviva Lori Petty, già protagonista nel 1991 del film Point Break di Kathryn Bigelow. Rispetto al pur simile School of Rock, il film di Steyermark perde in carica energica e comicità, rimanendo un onesto prodotto d’intrattenimento, buono per una serata tra amici o tutt’al più per un sabato pomeriggio televisivo.

di Simone Carletti