Se lo augurano Leonardo Pieraccioni e Sabrina Ferilli presentando il film che parla di un prete di provincia che eredita un bordello in Svizzera. Da questo spunto nasce Il sesso degli angeli, la nuova commedia del regista toscano, prodotta da Levante con Rai Cinema, nelle sale dal 21 aprile distribuita da 01. Il quattordicesimo film, che Pieraccioni ha diretto, scritto con Filippo Bologna e interpretato con Sabrina Ferilli, Marcello Fonte, Massimo Ceccherini e uno stuolo di favolose ragazze, è incentrata su un sacerdote 56enne di oggi che si ritrova all’improvviso alle prese con l’ipotesi paradossale di dover gestire una casa di appuntamenti, inizialmente a sua insaputa. Un film sul dubbio, sulla redenzione, garbato, fresco, divertente, mai volgare nonostante l’argomento pruriginoso affrontato e che ancora oggi è fonte di pregiudizi.

Don Simone, è un prete di frontiera, con una chiesetta nella periferia di Firenze che cade a pezzi per mancanza di soldi, disertata dai ragazzi che preferiscono lo “stare insieme” sui social. Un eccentrico zio gli ha lasciato in eredità una misteriosa ma assai redditizia attività in Svizzera che potrà risollevare le sorti economiche del suo oratorio sempre deserto. Ma arrivato a Lugano il nostro prete scopre di aver ereditato un bordello! In un continuo, divertente gioco degli equivoci, tenterà di redimere le “lavoratrici del sesso” e poi, in preda a grossi dubbi, si interrogherà sulla vita che ha vissuto fino a quel momento. Sarà vero quello che sostiene il suo fedele sacrestano, che è meglio avere accanto nella vita una prostituta allegra che una moglie triste?

Pieraccioni ha parlato a lungo con il proprietario di diversi bordelli  svizzeri che gli ha illustrato i vari motivi che spingono certe giovani donne a prostituirsi, e lui le ha ritratte così. Presentando il film a Roma con il cast, dichiara di essere assolutamente favorevole al matrimonio per i sacerdoti e alla riapertura delle ‘case chiuse’. “Pensate solo a quanti denari toglieresti alle organizzazioni malavitose,  all’assistenza sanitaria che avrebbero le ragazze, agli ambienti dove potrebbero incontrare i clienti invece che stazionare in strada al freddo e appartarsi in macchina”.
“C’è tanta ipocrisia intorno al mestiere più vecchio del mondo – aggiunge Ferilli -, c’è e dunque va regolamentato, le cose immorali sono ben altre, lo vediamo in questi giorni di guerra. Visto il tema del film la volgarità era dietro l’angolo, ma Leonardo con la sua leggerezza ha trovato i toni giusti”.