La storia di una rinascita, di un uomo che abbandona il suo andare alla deriva per tornare coi piedi per terra, riappropriarsi della propria identità. Sono questi gli elementi che hanno convinto Luca Zingaretti a lanciarsi nella produzione del film Perez, (coprodotto e distribuito da Medusa il 2 ottobre in 200 sale), di cui è anche protagonista con Marco D’amore (Gomorra, la serie), Simona Tabasco, Gianpaolo Fabrizio, Massimiliano Gallo. Un bel noir, duro, originale, ben scritto e diretto da Edoardo De Angelis, ambientato tra i grattacieli a specchio di un’insolita, asettica, Napoli ultramoderna del nuovo e semiabbandonato centro direzionale, sede del Palazzo di Giustizia.

Perez è un disilluso, pavido, anonimo avvocato d’ufficio, mollato dalla moglie, senza clienti decenti e con pochi amici. Quando la figlia s’innamora di un camorrista e un grosso boss gli tende un tranello mettendo a rischio la loro vita, si decide a uscire dal suo rassicurante guscio di mediocrità, infrangendo regole e leggi. Una storia di marginalità, senza eroi o vincitori.
“Un essere umano risponde alle leggi sociali che lui, inevitabilmente, sostituisce con la legge di natura – spiega Zingaretti -. E’ solo davanti alla vita, al destino, il bene (l’istinto di sopravvivenza) prende il sopravvento sul male (soccombere)”. L’attore romano, che ha una figlia, spera di non doversi mai trovare in una simile situazione.

De Angelis ha scelto tecniche di ripresa particolari, con movimenti di macchina molto lunghi, nuovi mezzi di stabilizzazione, droni per le riprese aeree, una Napoli metallica, dal cuore freddo. “Perez non dorme, la sua vita è in pericolo – spiega -, il suo sguardo sul mondo abborbidito”. Per il coprotagonista il film ha due letture: una realistica e una simbolica. “L’eroe difende una figura fragile come la figlia – dice D’Amore -, il bosco per me ha richiami shakespeariani. Il centro direzionale di Napoli, semivuoto, è una promessa di ricchezza per la città non mantenuta, fallita. Luoghi che sottolineano la relazione di Perez con la figlia e con la società”. “Quell’ambiente è una sorta di limbo per un uomo che sceglie di lasciarsi andare, di non reagire”, aggiunge Zingaretti.
Non manca qualche tono ironico. “E’ sottopelle nel personaggio di Merolla, l’amico di Perez” spiega il regista . “L’ironia fa parte della vita – gli fa eco Zingaretti -, a Napoli la fa da padrona. E’ un film che ti lascia dentro qualcosa, spero che catturi il pubblico”.