Molto amate, poco amate, amate male. Sono le giovani donne marocchine prostitute di professione, ritratte dal regista Nabil Ayouch nel film scandalo Much Loved, nelle sale dall’8 ottobre. Protagoniste Noha, Randa, Soukaina e Hlima, che nell’odierna Marrakech si vendono a ricchi arabi sauditi e sfigati turisti europei. Allegre, vivaci, complici nel superare la violenza di una società che pur condannandole le sfrutta, conducono lo spettatore nel loro regno notturno fatto di violenza, umiliazioni, risate e tenerezza.

Una pellicola travagliata che dopo la presentazione al Festival di Cannes ha procurato a regista e attrici pesanti minacce di morte, costringendoli a vivere sotto scorta. “Oggi con l’uscita nelle sale europee le cose vanno un po’ meglio” racconta Ayouch presentando a Roma il film, messo invece al bando nel suo paese dai politici,  accusato addirittura di pornografia, difeso da centinaia di cineasti e intellettuali di tutta Europa che hanno firmato una petizione contro questo attacco alla fondamentale libertà di espressione.

“E’ uno specchio che ho dato alla società marocchina, che ha deciso di romperlo” spiega il regista. Uno specchio sincero, che riflette in modo duro e tenero la vita di queste giovani “guerriere”, forti e fragili, mai vittime delle loro scelte. Uno specchio che riflette anche una società vitale e contraddittoria, spiega Ayouch, dai paradossi estremamente violenti, dove il mestiere più antico del mondo è ancora uno dei maggiori tabù.

Una buona fonte di ispirazione per lui, che ha deciso nel ’99 di tornarci a vivere dopo esser cresciuto nella periferia parigina, per aprire una finestra su gente altrimenti poco visibile. Come le quattro giovani protagoniste del film, scelte tra le più motivate delle tante donne comuni, non attrici professioniste, presentatesi ai provini, cui sul set ha lasciato molta libertà di improvvisare. “La prostituzione è ovunque ma in Marocco le donne che la praticano esprimono libertà, indipendenza, solidarietà, potere. Non hanno protettori, a sfruttarle sono invece le loro stesse famiglie cui consegnano tutti i guadagni per colmare il grande bisogno di amore, da cui però vengono rifiutate”.