Dopo i riconoscimenti al Festival di Torino il film Lorello e Brunello di Jacopo Quadri, prodotto da Vivo Film, Ubulibri e Rai Cinema, comincia la sua carriera internazionale: il 28 gennaio sarà proiettato al Festival di Rotterdam e poi ospitato alla Berlinale nella sezione Culinary Cinema, dedicata ai rapporti tra cibo, cultura e politica.
Un storia contemporanea, sul lavoro, la terra, le stagioni, il caldo, la siccità, la notte, il tempo, la solitudine, che prende vita nella campagna dura e ventosa della Maremma toscana. Qui vivono e sudano i gemelli Lorello e Brunello  Biondi, nel podere dove sono nati ai Pianetti di Sovana. Il lavoro, senza mai un giorno di pausa, non rende quanto dovrebbe, hanno 400 pecore e 100 ettari di terra, ma il latte vale sempre meno e il grano peggio. Vedono prosperare intorno a loro l’economia dei grandi viticoltori oggi proprietari del latifondo, sconfitto un secolo fa dai loro nonni.

Al loro fianco ci sono Ultimina, che li ha visti nascere e accompagna i loro mille lavori, Giuliano che non riesce a governare i maiali, sua mamma Wilma che vorrebbe ribellarsi a quella miseria. E ogni sabato arriva Mirella, la fidanzata rumena di Brunello che lavora in un paese vicino, cucina e pulisce, ma non può fermarsi a dormire.
In quattro parti, dall’estate alla primavera, il film segue per un anno la vita dei gemelli e dei vicini di podere, un giorno dopo l’altro, a mungere e vegliare, con la minaccia dei lupi che stanno ripopolando le macchie, le albe, la polvere, i recinti, il fieno, le morti e le nascite, gli animali.

“Volevo capire come vivono queste persone che lavorano e basta, senza la minima gratificazione, senza mai una gioia – spiega Quadri -. Volevo vivere con loro per capire. Capire le regole della campagna, dell’allevamento, delle semine, dei raccolti. Come affrontare le tre ore quotidiane della mungitura in un frastuono di mammelle e sterco? Cosa si pensa quando si passa la notte su un trattore in un campo al buio, soli nella polvere? Pensavo che la radio potesse essere di compagnia, invece di sottofondo c’è solo rumore, e non ci si può distrarre neanche un momento perché se si prende un sasso si rompe tutto”.

Il film è anche il racconto di un assedio. Due contadini, lavoratori ma soprattutto esseri umani, che smettono di essere ciò che sono, ovvero attori di una propria cultura economica in continuo rapporto con l’ecosistema, nel momento in cui diventano solo produttori di merci e vengono assediati dal grande mercato globale. “Insieme a loro è sotto assedio l’esistenza dell’intera dimensione di vita e di economia contadina – continua l’autore -. Il pericolo, quello contro cui continuano a lottare, non è solo il fallimento economico, è lo sgretolamento della loro stessa identità ed è a quest’atto di resistenza che ho voluto dare corpo e voce. Lorello e Brunello non venderebbero mai la loro terra, la lavorano e vogliono continuare a farlo. Ma è la percezione del mondo visto dal piccolo podere che mi interessa, come se Lorello e Brunello fossero degli argonauti sopravvissuti allo spopolamento delle campagne, a un mondo ribaltato”.