Chi è Kevin Smith: un brillante regista con la passione per i fumetti? Un autore coerente e rispettoso dell’idea cinematografica? Uno degli ultimi provocatori graffianti su questo pianeta? L’inventore dei personaggi Jay e Silent Bob? L’emblema del “polical scorrect”? Un avversario della Chiesa, come lo ha ampiamente etichettato una certa critica a seguito del recente Dogma? E se è vero che tutti questi aspetti gli appartengono, da cosa nasce l’esigenza di girare un film come Jersey Girl? Probabilmente la voglia di cambiare e prendersi una vacanza concentrando le energie su una commedia agrodolce, ambientata tra le strade sfarzose e luccicanti dell’eterna New York e le casette con veranda dell’afoso New Jersey. L’originalità non sarà il lato forte della pellicola, con protagonista un giovane in caduta libera da un grattacielo di Manhattan costretto dalla vita a scontarsi con una famiglia difficile da tirare su, incrociando l’amore con la splendida Liv Tyler della porta accanto. Alcune stilettate al mondo dello star system hollywodiano però, su tutte la gustosa partecipazione di Will Smith e i continui riferimenti tra sacro e profano, con spettacoli di Broadway trapiantati nei sobborghi della minuta Bay Heaven, rendono la visione gradevole anche per la bella colonna sonora. Un film per tutte le stagioni insomma: per chi già conosce l’universo smithiano, popolato da figurine strappate alle tavole underground delle quali è un fervente seguace e innovatore, dove il turpiloquio va a braccetto con dialoghi a raffica e le storie bislacche a volte sposano cause giuste e fanno riflettere (come accadeva in In cerca di Amy), e per chi lo scoprirà con la seguente proiezione e vorrà saperne di più.

Smith dimostra ancora una volta di avere delle spiccate doti per la narrazione e di riuscire a manipolare i suoi attori, in particolare Ben Affleck per una volta più che convincente, libero da quella mono espressività del passato, a servizio della sceneggiatura. Il rapporto fra padri e figli è sincero e sentito e, in alcune scene, grazie alla bravura di un interprete valido e spontaneo come George Carlin, accompagnato dalle colorite partecipazioni delle spalle Mike Star e Stephen Root, si ride e ci si commuove al tempo stesso, in modo particolare quando prima dello scorrere dei titoli di testa appare la scritta “dedicato a mio padre..mi manchi tanto”. Anche qui chi ama i suoi film troverà marchi di fabbrica o appartenenza (compresa la partecipazione del collega e amico Matt Damon in un cammeo) tipici della View Askew la società indipendente fondata assieme all’ex compagno della Vancouver F.S., Scott Mosier. Tutto sommato la decisione presa dai genitori di ritirare il figlio dalla scuola, dopo essere stati informati che allo studio veniva preferito il lancio di gavettoni, deve esser valso a qualcosa se poi il ragazzaccio è diventato un artista così apprezzato e richiesto, non solo nel cinema ma anche nelle vesti di sceneggiatore Marvel per Devil, le nuove avventure di Spider Man e per la sua creatura Freccia Verde.

di Ilario Pieri