Al cinema la più grande truffa italiana degli ultimi anni

Una delle più colossali truffe nella storia della finanza italiana, il crac della Parmalat, il gigante alimentare di Collecchio che ha ingoiato cifre milionarie sottraendole a ignari, piccoli risparmiatori, arriva dal 4 marzo al cinema, ma senza graffiare troppo, nel film di Andrea Molaioli Il gioiellino, con Remo Girone e Toni Servillo. Il regista ha ribattezzato la holding del latte “Leda”, e usa dei prestanome per rappresentare il presidente della holding Calisto Tanzi, che qui diventa Amanzio Rastelli (Girone), patron d’altri tempi che non vuol mollare il suo 51% dell’azienda e tantomeno sentirsi chiamare tycoon. Una sorta di patriarca idealista che, nel film, sarebbe stato raggirato quasi a sua insaputa da uno staff di collaboratori senza troppi scrupoli. A cominciare dal sordido ragionier Ernesto Botta (che rimanda a Fausto Tonna, vero direttore finanziario Parmalat), interpretato dall’ermetico Toni Servillo, che appare come il vero “puparo” della situazione.

«La storia della Parmalat – spiega Molaioli – era necessaria per capire cos’è successo negli ultimi anni nel mondo della finanza italiana». «È molto diverso dai casi americani – racconta la sceneggiatrice Ludovica Rampoldi -, qui il protagonista mostra un sovrano disprezzo dei soldi, ma solo a parole, viene infatti smentito dalle azioni». Nella finzione Rastelli parla di valori, difende l’italianità dell’impresa da eventuali immissioni di capitali stranieri, è tutto casa e chiesa. «La religione è un elemento centrale per questa classe imprenditoriale – spiega il regista -. Fa parte delle strategie di comunicazione, è una maschera dietro la quale nascondersi. Come la  squadra di calcio».

Gli autori sostengono di non aver voluto parlare di Parmalat ma di una situazione umana, politica ed economica. «Ho potuto reinventare il mio personaggio senza essere zavorrato dalla realtà – spiega Toni Servillo, che anche qui ripropone la sua eterna, enigmatica maschera – . Qui tutti hanno un rapporto ossessivo col denaro, è una caratteristica della modernità. Materialità e interiorità, anima e soldi ormai rischiano d’essere inscindibili, per molti». «Non ho conosciuto Tanzi – dice Girone -, mi sono dovuto basare esclusivamente sul copione e su quello che mi veniva indicato dal regista e dagli sceneggiatori. Ho dato semplicemente dato corpo alla loro idea». Servillo nel film pronuncia frasi vere di Tonna, e molti dei fatti narrati da Molaioli sono pescati dalla storia e dall’aneddotica del dramma Parmalat. Forse perché, come dice Servillo, «Quello che racconta il film è quello che dice Manzoni ne I Promessi Sposi: l’Italia è sempre la stessa».