Le donne del Festival di Roma

A sfilare sul “pink carpet” dell’Auditorium, durante il Festival del film di Roma, una Claudia Gerini insolitamente drammatica nella pellicola di Marina Spada Il mio domani, contro una insolitamente comica, spumeggiante evergreen Olivia Newton John, nell’esilarante commedia di Stephan Elliot A Few Best Men che Lucky Red porterà a marzo nelle nostre sale. Due film che hanno strappato risate e sbadigli.

La regista milanese ha cucito addosso alla nostra attrice i panni di una giovane donna in carriera nella gelida Milano, sola e senza un vero amore, che alla morte del padre (Raffaele Pisu) rimette in gioco sentimenti e carriera. Una commedia monocorde, quasi priva di dialoghi, che strizza inutilmente l’occhio ad Antonioni, punto di riferimento della Spada, che dice di vedere i suoi film alle due di notte per meditare.

Ma forse le sarebbe più utile concentrarsi sulla visione di quei capolavori in altri orari,  per assimilare meglio certe lezioni di cinema. Il suo film, a parte la buona prova della Gerini, procede volutamente per sottrazione. «Non è una questione di stile – mette le mani avanti la regista -. Ho voluto che le immagini lasciassero aperta la lettura dei piani molteplici di significato insiti negli accadimenti per stimolare gli spettatori a una osservazione non inerte».

È vero. Ti sforzi per tutto il film di capire dove voglia andare a parare questa nevrotica, giovane donna che per far carriera accetta la classica relazione clandestina col capo, non ha amici o affetti di alcun tipo, salvo un padre vecchio, triste e taciturno, che fu mollato dalla moglie scappata in Grecia con l’amante e che poi tornò all’ovile con un’altra figlia. Che a sua volta odia soprattutto la sorellastra, pensando che voglia “rubarle” l’affetto del suo unico figlio disadattato a cui la Gerini tenta di strappare un po’ di calore umano.  A noi è riuscita invece a strappare parecchi sbadigli.

Di tutt’altro tono porta sullo schermo la biondissima e solare Olivia che, dismessi ma non ripudiati i panni della sdolcinata Sandy di Grease, sembra ora prediligere i ruoli più folli e divertenti. Come la compita madre della sposa di Tre uomini e una pecora (traduzione oscena del titolo originale del film di Elliot. Una divertente commedia con gli strepitosi Kris Marshall e Kevin Bishop, amici per la pelle del futuro sposo che lascia con loro l’umida Londra per approdare nella lussureggiante Australia dove vive la promessa sposa, conosciuta su un’assolata spiaggia tropicale.

Il padre di lei, un superarricchito, despota e potente senatore ha organizzato una mega festa di nozze, invitando tutti i pezzi grossi suoi elettori. Mascotte l’adorata pecora, un’ariete gigantesca che darà la stura alle esilaranti disavventure dei tre sfigati amici dello sposo. Dosi generose di cocaina sottratte dai tre per caso a un boss locale cambieranno l’umore della futura suocera. Sbarazzatasi di buone maniere e frustrazioni darà vita ad un divertente wedding party fuori da ogni bon ton.

«Non ho mai usato droghe – ci tiene a precisare l’attrice, presentando il film -, ma osservo la gente. E’ stata una sfida, mi piace giocare. Ho conosciuto molte donne represse che si tirano su bevendo ma io non lo trovo necessario». È grata al ruolo di Sandy, anche se le è rimasto appiccicato addosso. «Scelgo film senza pensare ai precedenti, non ho mai visto niente di così folle in un matrimonio». Forse si apre una nuova strada, per chi ben comincia…