In occasione dell’anniversario dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, il 24 maggio 1915, il sito dell’ Archivio Luce (www.archivioluce.com) regala la prima di un piccolo sorprendente film: Lo Steinway, il cortometraggio-gioiello diretto nel 2016 da Massimo Ottoni, in stopmotion e disegni animati, prodotto da Istituto Luce-Cinecittà con Centro Sperimentale di Cinematografia e il contributo di Film Commission Torino Piemonteambientato nelle trincee della Grande Guerra.
Un lavoro tratto da un racconto di Andrea Molesini con protagonisti decine di pupazzi, paesaggi e nature, scenografie e oggetti di scena ricostruiti al millimetro, che hanno posato per 9 mesi davanti una troupe di giovani creativi negli spazi del Cineporto di Torino.

La storia si svolge durante la Grande Guerra in una trincea austriaca sul fronte italiano. È un periodo di stasi tra una battaglia e un’altra e tra i due fronti si è creato un implicito e fragile accordo di non belligeranza. Nel corso una ricognizione gli austriaci trovano in un rudere un vecchio pianoforte e lo portano nella trincea, un ex concertista tra i soldati inizia a suonare e la musica fa dimenticare la distanza tra i due fronti creando uno strano sentimento di fratellanza. L’intesa tra i due fronti cresce con il passare dei giorni e dei concerti, per un attimo la guerra sembra un ricordo distante. Ma un cambio di guardia o un comando dall’alto possono spazzare via in un soffio ogni speranza, e riportare gli uomini alle fattezze di soldati nemici.

Spesso in questi giorni si è usata la metafora della guerra per descrivere la società colpita dal virus. Se qualcosa di comune può esserci, in questo film coloratissimo e commosso troviamo proprio la chiusura in spazi ristretti, il bisogno di fratellanza, anche a distanza, e il potere unificante della musica. Una storia che viene da un secolo fa, ma forse, più che mai attuale. Una ballata sulla pace, e sul potere unificante della musica, che come nei più riusciti film di animazione lega bene realismo della storia (e della Storia) e utopia dell’immaginazione.

“Sono passati quattro anni, quattro anni di grandi soddisfazioni in cui Lo Steinway ha viaggiato per il mondo più di quanto possa mai sperare di fare io – spiega Ottoni -. La soddisfazione più grande è ora quella che il film possa essere visto liberamente da chiunque e ovunque.Ricordo la prima volta che lessi il racconto di Andrea Molesini e di come la potenza e il potenziale di quella storia mi abbiano immediatamente colpito. E’ stata una grande sfida, per me e per i miei compagni di avventura, artisti, colleghi e amici che hanno condiviso con me la passione e permesso di dare alla luce questo film. Una sfida per l’ambizione e la portata del progetto che ha pochi precedenti, almeno nel nostro paese, ma soprattutto una sfida per l’animazione, come forma di arte e di linguaggio, che si emancipa dai pregiudizi e dagli stereotipi da cui spesso è gravata e si nobilita nel racconto della Storia”.