Dal 30 maggio nei cinema il film autoprodotto da Giancarlo Giannini

Cercare di capire chi si è nella vita. È questo il senso del film di Giancarlo Giannini Ti ho cercata in tutti i necrologi, nelle sale dal 30 maggio, assai diverso dalle solite storie stantie proposte dal cinema italiano. Una storia difficile, avvincente e provocatoria, dai toni decisamente noir, che l’attore ha scritto, ha voluto girare in inglese, al di là dell’oceano (tra Canada e Stati Uniti), in cui ha investito anche parte dei suoi soldi dopo il forfait dato dai canadesi, che dovevano coprire il 30% del budget di 4 milioni di euro e poi invece hanno fatto marcia indietro.

Giannini si è ritagliato anche il ruolo del protagonista, accanto a F. Murray Abraham e Silvia De Santis. Nel presentarlo a Roma, l’ha definito «Un film anarchico, visionario, non convenzionale, molto complicato da girare», che ruota intorno al becchino Nikita (Giannini), italo-canadese frustrato e sognatore, che per soldi decide di partecipare, come preda, a una spietata caccia all’uomo. Se riuscirà a schivare i colpi dei fucili dei suoi ricchi inseguitori per un ventina di minuti, sarà salvo e lautamente ricompensato, potendo così estinguere i suoi pesanti debiti di gioco e acquistare l’agognata, lussuosa Mercedes. Dopo la prima vittoria, una folle e frenetica voglia di continuare la sfida mortale s’impossesserà di lui, coinvolto anche in una torbida storia amorosa con un’ambigua, solitaria dark lady, giovane, bella e misteriosa, in un crescendo di follia esistenziale che porterà i due a un epilogo inatteso in Arizona, tra le suggestive montagne della Monument Valley.

«Molti anni fa mi raccontarono una storia su queste caccie all’uomo in Africa che mi colpì molto – racconta Giannini -. L’ho inserita in questo mio racconto che da tempo volevo trasformare in film. Non è necessario spiegare troppo – sostiene -, si deve saper andare oltre la storia». Dichiara di amare le sfide (la prima fu nel ’76 con Pasqualino Settebellezze della Wertmuller, ricorda), di andare sempre controcorrente, come nel modo diverso e interessante di realizzare questo film, per il quale ha creato una forma di racconto non lineare, discontinua, una recitazione asincronica, con immagini stridenti e un dialogo, anche musicalmente,  non convenzionale. Una storia che, soprattutto nella prima parte, cattura l’attenzione dello spettatore, rendendolo partecipe delle movimentate e cruente azioni, sempre al limite della follia».

Spiega di non aver lasciato nulla al caso «Ho lavorato tre mesi per disegnare ogni singola inquadratura, cercando che ogni scena mi venisse addosso, costruendone un pezzo qua e uno là, in spazi avventurosi e metafisici, tra laghi e boschi carichi di nebbia, la neve, il deserto, sfondo ideale alla catarsi del protagonista». Anche la protagonista femminile si muove in un mondo strano, misterioso, come una sorta di “dottor Jekill e mister Hyde” che prima cerca di sedurre la sua preda, poi ne resta incuriosita mentre lui le fa capire che il piacere di vivere va oltre e la trasforma da demone a angelo, trasformandosi a sua volta, in un alternarsi di amore e odio, amore e morte.

«La vita di Nikita a un certo punto cambia, lasciandogli intravedere qualcosa che va oltre il quotidiano, oltre l’opportunismo della propria miserabile sopravvivenza – spiega l’autore -. È un uomo semplice e incasinato, la sua coscienza è primitiva. Le scelte che il suo nuovo destino gli mette davanti sono brutali e provocatorie, gli strumenti per compierle barbari. A lui non importa, prima aveva vissuto al buio. Come in fondo molti di noi, Nikita non sa ancora cos’è il bene e il male, è solo alla disperata ricerca di un senso nella sua vita. E per questo è disposto a mettere in gioco tutto se stesso».

Giannini definisce questo film il suo Duello al sole al contrario, perché, spiega «Amo il cinema di allora e lo rivisito a mio modo. Ho lavorato con i più grandi registi, cercare di carpire i loro segreti è per me un gioco molto serio. Si impara dagli altri, non si inventa, si cerca di curiosare in ciò che ti ha incuriosito. Ho sempre fatto film coraggiosi, mi piace anche sbagliare, c’è bisogno di nuove proposte, di invenzioni. Noi italiani abbiamo tanta fantasia, cultura, spero che questa mia idea possa comunicare qualcosa al pubblico».