Probabile un film dal libro di Angelo D’Amelio

Occorre una buona dose di coraggio per scrivere un saggio autobiografico: è sempre in agguato, infatti, il rischio che l’autore tratti di vicende personali per lui altamente significative senza che queste si rivelino, però, altrettanto interessanti agli occhi della maggior parte dei lettori. Non è certo questo il caso di Angelo D’Amelio e del suo libro d’esordio, intitolato I luoghi della mia anima, recentemente pubblicato da Albatros con una prefazione che si avvale del prestigioso contributo di Emilio Carelli, direttore di Sky Tg 24.

Angelo D’Amelio è un giovane avvocato pugliese, dai molteplici interessi artistici, dotato di grande eclettismo, nella cui personalità si integrano, in armonica simbiosi, una rigorosa cultura di stampo classico mista a una spiccata sensibilità interiore che lo colloca in una dimensione di acuto osservatore.  

Nella sua opera prende il via un emozionante viaggio a ritroso nel tempo, durante il quale affiorano frammenti di ricordi, sentimenti e sensazioni, in un percorso di vita e d’amore, nel quale D’Amelio, senza  filtri né pudori, mette a nudo il suo cuore, riflettendo la sublime ineluttabilità del tempo che scorre inesorabile. Due sono gli elementi che emergono prepotentemente dal testo: il paese natio e la figura materna. La Puglia, intesa come terra di bellezze naturali, ma anche come sinonimo di rinunce, lotte, lacrime e sudore: ingredienti che ti formano e ti iniettano nel dna la forza e la determinazione per andare avanti e affrontare il mondo, anche in un contesto sociale in disfacimento caratterizzato dall’avida corsa al successo, al denaro, alla celebrità. La madre, vista come l’altro rovescio della stessa medaglia: parte integrante del processo formativo, che ti ama, ti protegge, ti prepara alla vita, ti insegna il valore dei sacrifici e condivide con te gioie e dolori.

Un po’ Proust, un po’ Leopardi, un po’ Hugo: lo stile del giovane scrittore è una coinvolgente combinazione degli anzidetti modelli di riferimento formativo. Eppure è solo attraverso la sua personale impronta che il romanzo prende forma e riesce a catturare l’attenzione di chi legge: è un qualcosa di vivo, toccante, vibrante. Pagine dalle quali si sprigionano colori, sapori, odori che si traducono in una sola parola: verità. Ecco spiegato il segreto “gancio” che “accalappia” il lettore: l’immediatezza con cui questi riesce a ritrovare nel testo tanti piccoli aspetti di sé e del proprio vissuto, in uno stimolante processo di interscambio dialettico tra il senso dell’onirico, la memoria dei giorni andati e la consapevolezza di viaggi senza ritorno. Tutto questo contemplato dagli occhi disincantati di un bambino “cresciuto”, che nel frattempo ha assaporato altro amore, altre illusioni, altre ferite.

Grazie all’abile padronanza di una scrittura sobria e diretta, di facile impatto pur non scadendo nel banale, Angelo D’Amelio ci dimostra come si possano evocare suggestioni e suggerire messaggi senza mai strafare né salire in cattedra col presunto alibi di un malinteso senso di impegno artistico. Un’opera dunque riuscita, la cui indubbia qualità non è sfuggita al produttore della Bell Film Massimo Esposti, interessato all’acquisizione dei diritti per la sua trasposizione sul grande schermo. A conferma della forza evocativa sprigionata da parole che richiamano immagini prettamente cinematografiche.