Il regista di “The Blues Brothers” torna con la sua irriverente commedia

«Volevo fare una commedia romantica con cadaveri da sezionare, è stata questa la mia sfida». E l’ha vinta John Landis con il suo Burke & Hare – Ladri di cadaveri, un’esilarante commedia macabra, con due immigrati irlandesi imbroglioni che per far soldi vendono cadaveri,  nelle sale da venerdi 25 febbraio. Nella Edimburgo del diciannovesimo secolo, centro della ricerca medica, i dottori delle università cercano disperatamente corpi umani per le loro lezioni di anatomia. Intorno a questo allucinante scenario si dipana la gustosa commedia che il regista americano è tornato a girare in Inghilterra, sfruttando e rivisitando, con la sua solita ironia, una storia vera dai toni raccapriccianti. Il risultato è un horror-comico che l’autore del mitico The Blues Brothers ha affidato a un eccezionale cast inglese.

L’intraprendente William Hare (Handy Serkis) e il suo socio William Burke (Simon Pegg), due squattrinati imbroglioni da strapazzo, quando ricevono dal dottor Knox (Tim Wilkinson) la richiesta di cadaveri “freschi”, si rendono conto che sarà una grossa fonte di profitti. Quando Burke si invaghisce di una bella attrice (Isla Fisher) e decide di finanziarle uno spettacolo teatrale, i due cercheranno di ampliare al massimo la loro macabra impresa andando a caccia di “materia prima”, pronti a procurarsela con ogni mezzo.  Quando Barnaby Thompson, capo degli Ealing Studios londinesi specializzati in questo genere di film, ha ricevuto la sceneggiatura, è rimasto molto colpito dal soggetto. «Credevo ci fosse qualcosa di meravigliosamente perverso – racconta – nell’ idea che Edimburgo, la capitale medica del mondo, avesse bisogno di cadaveri per alimentare la macchina della ricerca scientifica».

A Landis l’idea è subito piaciuta. Burke e Hare nel film sono una sorta di moderni Stanlio e Ollio. «Nella realtà invece – spiega il regista -, erano due assassini che uccidevano a sangue freddo, come Jack lo squartatore, si fanno veri e propri tour giudati per visitare i luoghi dove sono vissuti». Per rendere al massimo le atmosfere dell’epoca ha girato tra Londra, le tre vecchie vie rimaste e il vero castello di Edimburgo, durante uno degli inverni più rigidi del Regno Unito, con temperature sottozero e piogge torrenziali. A Roma per l’uscita del film, Landis entra con ironia anche nel merito della nostra situazione politica, del nostro chiacchieratissimo premier che, a suo giudizio, sarebbe un grande soggetto per un film grottesco. “Sono americano e mi imbarazza un po’ parlare dell’Italia. D’altra parte noi abbiamo avuto George W. Bush per otto anni, voi Berlusconi, a ciascuno il suo buffone”.

Berlusconi gli ricorda moltissimo il magnate dell’editoria William Randolph Hearst, su cui Orson Welles ha creato il film Quarto Potere. «Controllava la stampa come oggi fa lui che ha pure in mano le televisioni. Come lo promuoveresti un film antiberlusconiano?»  La politica, sostiene,  non può controllare chi la ridicolizza, chi trasforma i politici in pupazzi, come fecero Chaplin con Hitler, o i fratelli Marx. “Se Gheddafi sapesse che lo considero un pupazzo cretino, questo lo ferirebbe più di altre offese.Queste persone vogliono incutere paura, rispetto, ridere di loro è per noi  un’arma molto potente». Cita anche una battuta del primo ministro britannico Cameron: «Ho imparato che se la regina ti invita a un party bisogna dire sì, se ti invita Berlusconi bisogna dire no». Lo divertirebbe fare un film sul nostro presidente del consiglio in cui arriva una telefonata di Gheddafi e Berlusconi dice: «Ditegli che non ci sono!»