La promozione del cinema verso le giovani generazioni è tra gli scopi di Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, che si terrà dal 18 al 29 ottobre all’ Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Da sempre attenta ai temi legati alle giovani generazioni, la XXI edizione della kermesse presenta un programma di anteprime assolute, esordi alla regia e conferme originali: 10 le opere del Concorso e 4 i film Fuori Concorso a cui si aggiungono, nella sezione competitiva Panorama Italia, 8 film in concorso e 4 proiezioni speciali che pongono l’accento sul cinema italiano indipendente, con proiezioni di film e documentari.
Altri luoghi aperti alle proiezioni sono: Auditorium della Conciliazione, Palazzo delle Esposizioni, Cinema Adriano, Cinema Giulio Cesare.

L’apertura è affidata al film How to have sex di Molly Manning Walker che ha conquistato pubblico e critica al Festival di Cannes. La chiusura a One Life di James Hawes con Anthony Hopkins. I 10 film in concorso trovano in How to have sex un’apertura ideale che permette di focalizzare lo sguardo su quel territorio vagamente minaccioso, legato alla ricerca del piacere e del desiderio. Un mondo di pulsioni, talvolta segreto e nascosto, che da sempre si scontra con il costume del tempo e con le maglie del rappresentabile e del visibile imposte dal mondo adulto, che sempre più tende a truccare il dibattito culturale con i ragazzi. L’opera prima di Molly Manning Walker (vincitrice della sezione Un Certain Regard a Cannes) è una corsa sfrenata nel campo minato delle ambiguità del consenso e sulle conseguenze legate alla ricerca della sessualità di una generazione post #MeToo.

Un’esplorazione profonda che per la regista serba Una Gunjak, nel suo lungometraggio d’esordio, Excursion (Ekskurzija), si manifesta attraverso un gioco di obbligo o verità che rivela cosa significa crescere come donna in una società soffocante e conservatrice dove l’educazione sessuale può essere solo che “fai da te”. Un’impalcatura che idealmente lega questi due sguardi al femminile: entrambe le registe intuiscono che omettere ai ragazzi le vibrazioni di quelle terre vuol dire spossessarli e negare loro uno strumento di conoscenza e di comprensione indispensabile per riflettere su identità, relazioni, educazione alle differenze, aspettative, ribellioni e condizionamenti culturali che ci rassicurano sulla giustezza dei nostri sentimenti. Un viaggio misterioso verso la consapevolezza che per l’esordio del regista svizzero-francese Hugues Hariche diventa ricerca del proprio posto nel mondo e delle relazioni che abbiamo con gli altri e anche con se stessi. Il suo Rivière è un ritratto empatico di una giovane vulnerabile e ribelle, in cerca di risposte che l’aiutino a rompere il ghiaccio e prendere in mano la vita.